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Saturday, September 18, 2010

ECCO PERCHE' LE SONDE VIKING NON RILEVARONO TRACCE DI VITA SU MARTE

Un gruppo di scienziati, di vari enti e università in USA, ha scoperto perché le due sonde nel 1976, non furono in grado di rilevare l’esistenza di forme di vita sul pianeta rosso
di Oliviero Mannucci
Nel Novembre del 2004 sul magazine “Science” in un articolo intitolato “ Mars-like Solis in the Atacama Desert, Chile, and Dry Limit of Microbial Life” vennero pubblicate le conclusioni di un gruppo di scienziati della NASA, della Universidad Nacional Autonoma del Messico, della Louisiana State University e di altri centri di ricerca, a proposito del motivo per cui le sonde Viking non furono in grado di rilevare tracce di vita su Marte. Questo alla luce di alcuni studi compiuti nel deserto più asciutto della Terra, il deserto cileno dell’Atacama in Cile.
Le missioni Viking della Nasa ( Viking1 e Viking2) dopo le analisi biologiche del terreno marziano, diedero dei risultati molto controversi. Se da una parte vi erano le evidenze di una qualche attività biologica dall’altra vi erano degli indicatori che ne smentivano l'evidenza. Alcuni scienziati, sostennero che le due sonde inviate su Marte, per come furono concepite non fossero in grado di svolgere in maniera corretta i compiti a loro affidati. Nel 2006 si sono quindi recati nel deserto dell’Atacama a ripetere gli stessi esperimenti compiuti dalle sonde Viking. Lo studioso Rafael Navarro-Gonzales utilizzando un gascromatografo di fatto non rilevò, esattamente come era accaduto su Marte, l’esistenza di nessuna forma di vita microscopica. Cosa che era chiaramente impossibile. I risultati di questa indagine, furono giudicati dal team di scienziati, piuttosto insoliti, ma illuminanti. Le analisi infatti pur essendo state effettuate in un ambiente desertico, ma comunque in un habitat esposto all’atmosfera terrestre avrebbe dovuto rilevare una qualche forma di vita. Ce n’era dunque abbastanza per decidere di andare in fondo alla faccenda e così fu fatto. Il principale ricercatore della missione scientifica, dott.Chris McKay dichiarò: “ Se il Viking fosse atterrato non su Marte, ma nella parte più asciutta del deserto dell’Atacama (sulla Terra quindi) ed avesse fatto esattamente gli stessi esperimenti non avrebbe trovato nulla” La Terra quindi sarebbe stata risultata un pianeta senza vita . Il dott. Fred A.Rainey, dell’Università di Stato della Luisiana, che si occupa dello studio di microrganismi in ambienti estremi disse: “ L’Atacama è l’unico posto della Terra dove ho prelevato campioni del terreno per sviluppare i microrganismi in laboratorio e non si è sviluppato nulla”. Questa constatazione assai curiosa, ha spinto il team di scienziati a procedere nelle loro ricerche e , a sorpresa, durante gli studi, il team in questione ha scoperto che la “morte” di quell’ambiente è solo apparente. I materiali organici, nel deserto dell’Atacama esistono, ma ad una profondità tale e a tali temperature da non essere rilevabili dalle sonde NASA. Secondo questo team di ricercatori, il risultato ottenuto da questa ricerca assume un importanza fondamentale, da tenere assolutamente in considerazione per la preparazione delle future missioni marziane al fine di prevedere strumentazioni ed esperimenti che possano evitare errori valutativi come quelli nei quali sono incappate le sue sonde Viking. Il deserto dell’Atacama, nel quale piove una volta ogni 10 anni, è un ambiente ideale per sviluppare strumenti d’analisi sofisticatissimi capaci in futuro di esaminare, senza compiere errori grossolani, il terreno marziano. Il deserto dell’Atacama, che per le sue peculiarità ospita anche i quattro telescopi da 8.4 metri dell’ESA, si è formato 15 milioni di anni. 50 volte più arido della “Valle della Morte” californiana e quindi “virtualmente” sterile come sembrava sterile Marte alle sonde Viking nel 1976. In teoria quindi, gli errori compiuti nel 1976 nella progettazione degli esperimenti compiuti dalle sonde Viking, non dovrebbero essere stati ripetuti dalla sonda Phoenix, scesa lo scorso anno su Marte, gli strumenti presenti a bordo ulteriormente perfezionati grazie all’esperianza acquisita e grazie al naturale progredire della tecnologia dal 1976 ad oggi, dovrebbe aver fornito questa volta dei risultati inequivocabili e difficilmente confutabili. La ricerca della quale vi ho riferito è stata possibile grazie a diverse istituzioni scientifiche grazie anche alla “NASA’s Astrobiology Science and Technology for Exploring Planets program” . Nel 2004, questo sembrava l'inequivocabile segnale che la NASA volesse andare a fondo della questione “ricerca vita su Marte”. A tratti però mi sorge sorge un dubbio, più che legittimo; non è che la NASA “insegue” una verità che le è già nota. Se fosse veramente così, c’è da sperare nel fatto che a fronte delle spese “astronomiche” sostenute per la ricerca della vita sul pianeta rosso, gli USA non permetteranno a nessuno di batterla su questo fronte e quindi anche se per vari motivi attualmente tarda ad ufficializzare una così importante scoperta , sarà sempre lei stessa, quando reputerà giusto farlo, “illuminare” il mondo su tale verità.

1 comment:

  1. Un articolo interssante che meriterebbe un ulteriore approfondimento. Grazie!

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