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Thursday, February 17, 2011

Cervelli in fuga, ingegnere mantovano progetta i voli low cost Terra-Marte

Laurea al Politecnico di Milano, poi studi negli Usa. Un cervello in fuga che gli americani non si sono lasciati sfuggire. Nicola Sarzi Amadè a 31 anni è il progettista dei voli low cost Terra-Marte. "Mantova mi manca. Ma Obama spende per la ricerca nel nostro settore 60 miliardi di dollari. In Italia ci sono i cervelli, ma non ci sono i soldi"

di Francesco Romani
MARCARIA. Da piccolo sognava di fare l'ingegnere. «Giocavo con i Lego e i Meccano» dice. Poi lo Space Shuttle visto alla tv è come un colpo di fulmine. Ora, che di anni ne ha 31, con due lauree e un dottorato alle spalle, è vicepresidente di una delle società private americane d'ingegneria spaziale. Nicola Sarzi Amadé dal 2004 vive in California dove si è trasferito da Campitello di Marcaria per coronare il suo obiettivo. Ricerca e lavoro aerospaziale dopo avere progettato un volo "rapido" Terra-Marte che ha battuto anche i progettisti della Nasa.

Il suo lavoro? Collaborare con gli enti governativi statunitensi, Nasa e Dipartimento della difesa, nei progetti di future missioni spaziali e nel frattempo promuovere voli privati a basso costo che riescano a contrastare la futura ascesa dei paesi emergenti come India e Cina che si affacciano al "mercato spaziale". Un punto d'arrivo che ha richiesto un decennio di studi iniziati in riva al Mincio.

Ingegnere, com'è iniziata la sua passione per l'astronautica?
«Fin da piccolo mi piacevano i robot, i giocattoli tecnologici. Poi è stato vedendo lo Space Shuttle che ho capito che la mia strada era lì. Lo pensavo anche al liceo, al Belfiore di Mantova».

Iscrivendosi ad Ingegneria aerospaziale a Milano non pensava che in Italia c'era poco futuro?
«Mi sono laureato al Politenico nel 2005, ma per fare la tesi il mio docente, il professor William Sirignano, mi ha inviato 7 mesi all'università d'Irvine, in California, per studiare i motori a razzo. Lì ho capito che non potevo restare in Italia. Anche se dopo la laurea ho fatto l'esame di Stato per far piacere alla mia famiglia».

La mente era già negli States?
«Ad Irvine ci sono tornato già nel 2006 per una seconda laurea in Ingegneria meccanica ed aerospaziale con una tesi sui combustori per turbine aeronautiche, una ricerca finanziata dall'

Air Force Reserach Laboratory».

Con due lauree si sono aperte le porte del mondo del lavoro?
«No. Nel campo aerospaziale i vincoli per i non-americani sono molto forti. Si viene a contatto con segreti industriali e militari in un campo strategico. Se volevo lavorare nel settore dovevo ottenere prima una green card, un permesso di soggiorno che prelude all'ottenimento della cittadinanza e che viene dato ha chi ha parenti statunitensi o per motivi di lavoro. Io ho dovuto percorrere questa seconda strada iniziando come ingegnere nel campo ambientale con la "Fossil energy research corporation", un'esperienza che mi ha permesso di girare gli Stati Uniti e conoscere i problemi relativi all'energia, oltre che guadagnare un po' di soldi per proseguire gli studi».

Dopo due lauree, ancora Università?
«Ho iniziato un dottorato di ricerca alla Southern University in Californa. L'università dove si sono laureati tanti astronauti, come Neil Armstrong, il primo uomo a posare piede sulla Luna. Il dottorato dura tre anni, ma io dopo due anni e mezzo ho dato la tesi, avevo voglia di fare presto».

Su cos'era la nuova tesi?
«Sulla possibilità di ottimizzare i tempi di un viaggio andata e ritorno su Marte. La Nasa, nei suoi tre progetti calcola 2 anni e mezzo. Nella mia simulazione dura solo sei mesi. I costi sono superiori, ma con pochi mesi in più si raggiungono cifre paragonabili a quelli della Nasa».

Cioè quanto costerebbe?
«Diciamo 100 miliardi di dollari. Una cifra che impone partnership mondiali con Europa, Giappone, Usa, Russia».

Un bel viaggetto...
«D'altronde stiamo parlando di 80 milioni di chilometri, contro i 300mila della distanza Terra-Luna».

Lei lavora anche a progetti di voli spaziali low-cost, a basso prezzo...
«Attualmente lavoro alla Scorpius, della quale sono vicepresidente. La società è legata alla Microcosm di James Wertz, mio ex insegnante. Facciamo ricerca e sviluppo per progetti spaziali, ma abbiamo anche dei nostri lanciatori, missili con i quali abbiamo sinora raggiunto lo stadio suborbitale, a circa 100 km d'altezza».

Non le dispiace aver dovuto emigrare per poter lavorare?
«Certo Mantova mi manca. Ma Obama spende 60 miliardi l'anno per le imprese spaziali. In Italia ci sono i cervelli, ma non i soldi».

Fonte: http://gazzettadimantova.gelocal.it/

Commento di Oliviero Mannucci: Questo è il risultato della mentalità di alcuni ministri e di un certo modo di fare politica in Italia. " Con la cultura non si mangia" disse Tremonti, figuriamoci con l'ignoranza - dico io

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