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Monday, March 28, 2011

Fukushima docet, ma l’Italia non impara

Da pochi giorni la centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal violento sisma che ha colpito il Giappone occidentale, sembra essere al centro dell’attenzione mondiale, nonché a rischio esplosione. Si parla di una possibile Cernobyl asiatica, di un disastro che avrà pesanti conseguenze sul territorio circostante alla centrale, e in tutta Europa si riapre, nonostante non fosse quasi mai stato chiuso, il problema del nucleare.
Ciò che potrebbe accadere in Giappone spaventa i governi, in particolare quelli europei, che non tardano a prendere posizione. Angela Merkel, cancelliere tedesco, ha preso la sua definitiva decisione: sette centrali nucleari saranno chiuse in Germania per tre mesi, in attesa di controlli di sicurezza sulle stesse, non escludendo una possibile chiusura delle centrali più vecchie, a salvaguardia della popolazione, la Svizzera ha immediatamente congelato l’autorizzazione per la costruzione di nuove centrali nel paese, poiché per il ministro “La sicurezza ha la massima priorità.”
Per l’Italia la sicurezza dei cittadini sembra essere tutt’altro che una priorità, Stefania Prestigiacomo, con poche e coincise parole, lo ribadisce: “la linea italiana rispetto al programma chiaramente non cambia", nonostante abbia anche dichiarato di avere a cuore la salute dei cittadini italiani. Ma è l’Enel, anzi più precisamente il suo amministratore delegato, a confermarlo, affermando che: “Non bisogna reagire in maniera emotiva, come successo altre volte: dobbiamo avere attenzione verso tutte le tecnologie, e non si può escludere il nucleare".
E come previsto, la polemica si riapre. Se tutta Europa, Francia compresa, si ferma a riflettere, parola che sembra non esistere nel vocabolario politico italiano,l’Italia decide di non indietreggiare, quasi cieca e sorda davanti al disastro nucleare che si profila in Giappone. E si divide inesorabilmente, tra strenui sostenitori dell’energia nucleare, come la Prestigiacomo e l’ad dell’Enel, Fulvio Conte, e difensori dell’energia pulita, rinnovabile. Bersani, leader del Pd, attacca con durezza il governo e risponde a Fulvio Conte, ad dell’Enel: “E' un diritto dei cittadini pretendere, e non per emotività ma per motivi razionali, un momento di riflessione su un piano che usa tecnologie non nostre e anche sul profilo della sicurezza pone degli interrogativi a cui prestare attenzione".
L’Italia Dei Valori promuove nel frattempo un flash mob davanti al governo: Stefano Pedica, senatore, indossa una tuta bianca anticontaminazione e una mascherina, ribadendo l’assoluta necessità di prendere in considerazione energie pulite ed alternative.
Non manca il parere della SEL, che definisce il progetto del governo italiano “suicida”, ed è Nichi Vendola a sferrare un duro colpo sulla linea di governo, dichiarando: “Soltanto le logiche di una cricca criminale possono impedire all'Italia di partecipare alla discussione che coinvolge tutto il pianeta sul futuro dell'energia nucleare".
Ed anche il presidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, pone l’accento sulla grande potenzialità delle energie rinnovabili dichiarando che “risulta incomprensibile il comportamento del governo italiano, che vuole invece condannare alla chiusura centinaia di imprese delle rinnovabili, floride e produttive, mandando a casa migliaia di occupati specializzati nelle più moderne tecnologie, attraverso un decreto che cancella qualsiasi certezza nel futuro".
Ed è qui che il dibattito si fa più aspro, quando si parla del futuro di una nazione, e dei suoi cittadini. Non bastano più giustificazioni come :” La centrale di Cernobyl avrebbe continuato a funzionare se non fosse stato per l’inefficienza degli addetti”, oppure “La centrale di Fukushima era sicuramente troppo vecchia per essere ancora in funzione”, quando il paese di cui si sta parlando è il super tecnologico Giappone.
E non si tratta di emotività, come asserisce Fulvio Conte, davanti al grave rischio che il Giappone sta correndo, ma bensì, come ribadisce Bersani, di razionalità. Si tratta di porre in primo piano la salvaguardia nazionale, e non l’aspetto economico. Si tratta di ragionare, di capire che il nucleare sarà la prima arma con la quale il paese si autodistruggerà. Si tratta, anzi, si tratterà, se questa decisione verrà ufficializzata, di vivere con il costante terrore di un’esplosione, di un possibile errore umano che faccia diventare l’Italia una nociva penisola radioattiva, e rada al suolo ogni possibilità di futuro.
È fondamentale capire che i danni del nucleare sono mortali, e se Cernobyl ce ne aveva dato un eclatante esempio, Fukushima ce lo ribadisce. Ma se l’Europa intera sembra aver capito che la salute di un popolo è più importante dell’energia, ed è pronta a fare grandi passi avanti a favore dell’energia rinnovabile, l’Italia chiude gli occhi e volta le spalle, assumendo posizioni discutibili, affermando di poter salvaguardare i cittadini e nel contempo costruire enormi bestioni nucleari. L’Italia non impara da Fukushima, e continua, retrograda, a voler correre un rischio troppo grande. Non ci resta che aspettare, e sperare che a Giugno tutti i cittadini che Fulvio Conte definisce emotivi, votino secondo questa presunta emotività, consapevoli che il nucleare non è la scelta giusta per il Belpaese.

Federica Nardi
Liceo Classico Luciano Manara-ROMA

Fonte: http://www.diregiovani.it/

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