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Monday, March 28, 2011

Vittori, astronauta: "Voglio guidare le navette del futuro"

Il 19 aprile sarà a bordo dello Shuttle Endeavour per l'ultima missione del gigante Nasa. Destinazione: la Stazione spaziale, dove ad attenderlo ci sarà Paolo Nespoli. Qual è il futuro dei viaggi stellari?


http://www.corriere.it/Primo_Piano/unita-italia-150/2011/01/11/img/vittori_181x207.jpg?v=20110111130826

Il suo countdown personale è già cominciato. Con un sorriso, che parla di anni di duro addestramento, dell’orgoglio di essere l’ultimo italiano a salire su uno Space Shuttle e dell’eccitazione di chi sta avverando il sogno di arrivare lassù e vedere la Terra dalla cupola della Stazione Spaziale Internazionale.

Roberto Vittori
, 47 anni, è l’astronauta che il 19 aprile prossimo salirà a bordo di Endeavour nella sua ultima missione, la STS-134, che porterà sulla Iss l’ Alpha Magnetic Spectrometer (Ams).

Vittori, colonnello dell’aeronautica italiana, ha già volato due volte sulla russa Soyuz e, per la prima volta sullo Shuttle, ora sarà lo specialista di missione, ovvero dovrà aiutare il comandante Mark Kelly e il pilota Gregory H. Johnson con le operazioni di lancio e di rientro di questa tecnologica complicatissima navetta spaziale. Non solo, opererà anche il braccio robotico e compirà vari esperimentisulla Iss. Prima di partire, Roberto Vittori si racconta, via satellite, dal Johnson Space Center di Houston.

Sto preparando la mia terza missione - dice l’astronauta - ci sono cose completamente nuove, a volte consideriamo Shuttle e Soyuz navette spaziali simili ma sono profondamente differenti il Souyz è una capsula mentre lo Shuttle ha le ali. In prospettiva futura rappresentano due diversi modi di continuare l’esporazione umana nello Spazio”.

Dopo Endeavour, a giugno partirà Atlantis che andrà a chiudere l’era degli Shuttle.

Sono consapevole dell’importanza anche simbolica di essere protagonista non solo della missione in sé ma anche di questo momento di chiusura. Da un punto di vista personale sento l’importanza di esser al confine di qualcosa di cui non si conosce la prosettiva futura - dice Vittori - . Ritengo che il pensionamento dello Shuttle sia la fine di un programma, ma non la fine della tecnologia delle machine ipersoniche. Anzi lo Shuttle è solo il primo timido esempio, è il progenitore delle machine ipersoniche di futura generazione… tanto è da venire. Dopo l’ultimo volo ci sarà un’interruzione - ed è impossibile dire quanto sarà lunga. Le capsule continueranno a portarci su mete distanti come la Luna o Marte, ma vedremo machine simili allo Shuttle che ci faranno coprire distanze terrestri in tempi estremamente più brevi. Come pilota collaudatore non nego che entrambi siano di grande interesse anche se il trasporto di futura generazione è la cosa su cui spero di avere opportunità. In futuro vorrei valorizzare e concentrare l’attenzione su tutte le problematiche dell’aerodinamica ipersonica come protagonista, volando su auspicabili prototipi di machine future, o da un punto di vista teorico”.

Ma come sarà lo Spazio dopo gli Shuttle? Come voleremo fuori dalla nostra atmosfera? “ Dopo il pensionamente non c’e nessuna preclusione di sorta per la sviluppo di apparecchi da parte di privati - sostiene Vittori -. Si parla di budget più limitati rispetto a risorse istituzionali o governative, ma questo nulla toglie alla certezza che sono passati 50 anni dal volo di Gagarin e il concetto di sicurezza nella fascia aerospaziale verso orbite basse è diventato parte del nostro bagaglio di conoscenze acquisite.
Non ho dubbi che siano possibili iniziative private che possano mettere a disposizione della comunità macchine in grado di portarci sulla Stazione Spaziale e poi indietro sulla Terra - continua Vittori - per operazioni più complesse, come andare sulla Luna e su Marte, ho invece delle riserve perché penso che lo sforzo economico per andare oltre le orbite basse non sia accessibile ai privati".

La storia dello Stazione Spaziale, meta di Endeavour il 19 aprile, si intreccia con l’avventura professionale di Roberto Vittori tra le stelle. L’astronauta racconta che nel 1998 Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana cercava due astronauti per volare sulla Iss. Lui fu selezionato e integrato nel corpo degli astronuati europei proprio mentre partiva il primo modulo per la Iss, “ dunque la mia carriera e la vita della Iss hanno proceduto passo passo – dice Roberto - la coincidenza molto bella è che arrivo a maturità della carriera quando anche la stazione ha raggiunto la sua maturità“.

Ma c’è un’altra coincidenza, se il piano di volo non subirà mutamenti ad accogliere Vittori sulla Iss sarà l’altro astronauta italiano Paolo Nespoli. Mentre nel 2002 Roberto rispondeva dallo Spazio via sms, Paolo sta rispondendo via video ai lettori di Wired.it (a proposito, se avete domande, scrivete a info@wired.it) e continua ad inviarci cartoline spaziali mozzafiato.

Dal 2005, ultima volta che l’ho vista la Iss è significativamente cresciuta. Troverò I moduli italiani Leonardo PMM e il laboratorio spaziale Columbus, che hanno arricchito la stazione (la grande maggioranza della sua superficie abitabile è made in Italy ) da quando l’ho visitata. Penso al momento in cui potrò galleggiare all’interno dei moduli consapevole dell’importanza del contributo italiano, direttamente con Nasa attraverso Esa, e guardo con anticipazione al momento in cui potrò abbracciare Paolo a bordo”.

Sarà una vera festa. Vittori pensa a una cena italiana all’interno del modulo Leonardo PMM – e, se la Nasa gliela farà mettere in valigia, a rallegrare l’equipaggio sarà la nostra bandiera tricolore.

Un tripudio spaziale tutto italiano per il nostro primo connazionale a volare nel cosmo, in un momento in cui la comunità spaziale si appresta a celebrare I 50 anni da quel 12 aprile 1961, il primo volo di un uomo nello Spazio, era Yuri Gagarin.

Il 12 aprile è proprio il giorno in cui andermo in quarantena. È una data importante e di grande ispirazione – riflette Vittori - . Mi viene in mente il giorno in cui sono entrato per la prima volta a Star City, il centro di addestramento dei cosmonuati in Russia, nell’ agosto del 2002. Ho visto la grande statua di Gagarin, rappresenta un’epoca. Sul fronte americano ci sono circa 30 anni di programma Shuttle, i russi hanno 50 anni in cui Soyuz e altri vettori simili sono stati protagonisti . Cinquant’anni sono un periodo lungo e un periodo breve.
In cinquant’anni anni siamo passati dal primo volo di soli 108 minuti a una presenza permanente degli astrunauti nello Spazio. Cinquant’anni fa abbiamo avuto il primo timido tentativo di andare nello Spazio, verificando che un uomo potesse riuscire a sopravvivere con un volo breve al di fuori dell’atmosfera, oggi abbiamo la Iss la nostra casa-laboratorio spaziale e Paolo vi resterà a bordo per sei mesi. È incredibile il progresso fatto negli ultimi cinquant’ anni sono orgoglioso di essere un rapresentante in piccola parte e non dimentichiamo che molti moduli sono stati costruiti dalla nostra industria”.

Tra le merviglie tecnologiche che sono state sviluppate in questi anni c’è l’Ams l’Alpha Magnetic Spectrometer, e Vittori, appassionato scienziato con una laurea in fisica lo immagina come una “ finestra nello Spazio”. “ Ho avuto la possibilità di vedere acceleratori di particelle in Germania e a Chicago. Tutto questo, negli anni Novanta però stava arrivando a un limite tecnolgico, gli acceleratori avevano difficiltà fisica a proseguire oltre. A un certo punto è nata l’idea di studiare direttamente I raggi cosmici e in questo senso l’Ams è forse il primo significativo esempio di rivelatore e di correlazione con la Iss".

L’Ams misurerà ad alta precisione la composizione dei raggi cosmici aiutando gli scienziati ad investigare nuovi tipi di particelle, antimateria e materia oscura per esempio, facendo luce sulla formazione dell’universo.

Nel 1998 ho cominciato l’addestramento per volare sullo Shuttle poi per ironia della sorte è stata la Russia a darmi l’opportunità di volare a bordo del Soyuz per ben due vole. Stavo rischiando di perdere tutti quegli anni di addestramento alla Nasa dal 1998 al 2002, ma la fortuna ha voluto che la missione STS-134 che porterà AMS sulla Iss si sia resa disponibile a fine programma e sono stato scelto per il mio tipo di qualifiche e di addestramento – racconta Vittori – potete capire che per me è una opportunità importantissima che ricostruisce anche 10 anni di vita personale. Lo spirito con cui prendo parte alla missione è anticipando l’utilità di questo strumento per la comunità scientifica conscio del fatto che oggi sappiamo che esiste nell’universo una significativa percentuale di materia ed energia di cui conosciamo l’esistenza ma non la consistenza e Ams potrebbe esser l’oggetto giusto per capirla”.

Mentre parla Vittori è sorridente e raggiante. La sua missione lascerà il segno qui sulla Terra e lui sembra davvero non vederne l’ora. “ Sono assolutamete concentrato e sto aspettando il momento in cui andrò in quarantena. Mi sto preparando al momento del lancio, ci vorranno solo 8 minuti e 50 secondi per arrivare nello Spazio, è un processo rapido e dinamico, il mio ruolo è importante tra il comandante e il pilota… mi sto concentrando in attesa del conto alla rovescia e l’accensione dei motori”.

28 marzo 2011 di Giorgia Scaturro

Fonte: http://daily.wired.it/

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