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Monday, May 23, 2011

Teletrasporto tra le stelle? No, ma sul conto bancario...

PIERO BIANUCCI

Potremo mai viaggiare tra le stelle con un sistema di teletrasporto alla “Star Trek”?
Per rispondere occorre una premessa, e un racconto di Primo Levi ci aiuterà a renderla più chiara. Dopo i grandi libri di testimonianza sullo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti (“Se questo è un uomo”, “ La Tregua”), nel 1966 Primo Levi esordì come narratore “puro” con una raccolta di racconti intitolata “Storie naturali” e firmata con lo pseudonimo di Damiano Malabaila.

In prima approssimazione potremmo classificarlo come un libro di fantascienza. In realtà si tratta di ben altro. Il pretesto dei quindici racconti è di solito una trovata tecnologica avveniristica. Ma Primo Levi dà il pretesto per scontato e la fantascienza si ferma lì. Ciò che gli interessa è creare situazioni paradossali, costruire storie filosofiche e mostrare l’ambiguità di certi progressi tecnologici quando vengono adottati in modo acritico. Il tutto esercitando il suo speciale umorismo, tanto più efficace quanto più è dissimulato.

“Alcune applicazioni del Mimete” è una di queste “storie naturali” che naturali non sono per niente. Che cosa sia il “Mimete” Primo Levi lo spiega nel racconto precedente: è una macchina per duplicare oggetti, una specie di fotocopiatrice tridimensionale. La duplicazione avviene dentro una scatola sigillata attingendo i materiali necessari da un “pabulum”, letteralmente “pascolo”, “cibo”, “nutrimento”, una sostanza informe che contiene, per così dire, tutte le sostanze esistenti o anche solo possibili.

Bene. Gilberto si procura un Mimete di grandi dimensioni e lo usa per duplicare sua moglie Emma. L’operazione riesce perfettamente. Le due donne sono indistinguibili, al punto che Gilberto per non sbagliarsi deve contrassegnare Emma II con un nastro bianco tra i capelli “che le conferiva un aspetto vagamente monacale”. Ma, benché identiche, con il passare dei giorni, originale e fotocopia un po’ per volta incominciano a differenziarsi, a divergere. Per esempio Emma II si busca un raffreddore. La cosa grave è che Gilberto impercettibilmente si allontana da Emma I per affezionarsi a Emma II. Come è facile capire, la questione si fa seria. Gilberto però ne esce con un colpo di genio: duplica se stesso, dà come compagno a Emma I la propria fotocopia e lui si unisce felicemente a Emma II.

Quasi mezzo secolo fa questo racconto di Primo Levi sollevava uno dei problemi del teletrasporto: non basta riprodurre a distanza un oggetto (o se volete una persona: tanto fantasticare è gratuito). Perché non si tratti di semplice (semplice?) duplicazione ma di teletrasporto autentico, non deve rimanere traccia dell’originale. Il nuovo originale – paradossalmente – sarà la copia, perché le particelle elementari sono tutte identiche e il teletrasporto non presuppone lo spostamento a distanza di materia, ma soltanto delle informazioni necessarie per assemblare altra materia nel luogo di arrivo. Materia che sarà un insieme di particelle corrispondente al “pabulum” informe immaginato da Primo Levi.

La cosa straordinaria è che il teletrasporto – anticipato in modo sottile da Primo Levi e più grossolano da altri scrittori, incluso Gene Roddenberry, ideatore della serie di “Star Trek” – è davvero scientificamente possibile. Anzi è già realtà. Il segreto sta nel fenomeno quantistico dell’”entanglement”, che possiamo tradurre “intreccio” o correlazione tra particelle, anche lontane tra loro. Ce lo raccontano Leonardo Castellani, brillante fisico teorico, e Giulia Alice Fornaro, una sua allieva interessata alla divulgazione scientifica, in un libro appena pubblicato dall’editore Springer: “Teletrasporto. Dalla fantascienza alla realtà” (224 pagine, 24,95 euro).

Senza entrare in particolari tecnici che questo libro spiega molto bene, succede che in determinate condizioni diventa possibile generare particelle (fotoni, elettroni, protoni o anche nuclei atomici) che condividono una stessa proprietà (per esempio la polarizzazione o lo spin) in modo correlato. E' questa proprietà l’”informazione” che caratterizza la particella, e che viene teletrasportata sulla "rotaia" della correlazione.

Leonardo Castellani e Giulia Alice Fornaro nel primo capitolo del loro libro provano a calcolare quante informazioni bisognerebbe trasferire per riprodurre una persona un po’ come fa il “Mimete” immaginato da Primo Levi. L’esito è desolante. Poiché siamo costituiti da circa 10 alla 28 atomi, ognuno dei quali per essere descritto richiede un centinaio di bit, bisognerebbe rilevare, memorizzare e riprodurre 10 alla 30 bit. Per processarli, il più potente calcolatore attuale impiegherebbe un tempo 200 volte più lungo di quello trascorso dal Big Bang ad oggi. No, non c’è speranza per il teletrasporto su scala macroscopica alla Primo Levi o alla “Star Trek”, e quindi non dobbiamo preoccuparci di eventuali duplicazioni nel caso che qualcosa vada storto.

Tuttavia su scala microscopica, il teletrasporto è stato realizzato in laboratorio e anche fuori: nel 2004, leggerete in questo libro, il gruppo del fisico austriaco Anton Zeilinger è riuscito a teletrasportare lo stato di alcuni fotoni a 600 metri scavalcando il Danubio. E nel 2010 un gruppo di fisici cinesi ha raggiunto la distanza di 16 chilometri aprendo un canale quantistico attraverso l’atmosfera: il che fa pensare che si potrebbe teletrasportare anche dalla superficie del pianeta Terra verso altri pianeti.

Sono esperimenti affascinanti, ma ancora una volta la loro importanza non consiste nel vederli come primi passi di un traguardo macroscopico che probabilmente non sarà mai raggiungibile (e forse è meglio così). L’importanza di queste ricerche sta nel fatto che le loro applicazioni potranno presto diventare molto concrete: calcolatori quantistici ultrapotenti, tecniche per criptare messaggi a prova di qualsiasi tentativo di decifrazione (cosa interessante anche per la nostra carta di credito), memorie quantistiche, elaborazione di immagini “fantasma”, orologi atomici mille volte più precisi di quelli dell’attuale generazione.

Ormai dovremmo saperlo: il bello della ricerca dipende in buona parte dalla imprevedibilità dei suoi sbocchi. Dunque, leggendo queste pagine, impareremo qualcosa del nostro futuro. In modo semplice, ma anche con qualche formula e un po’ di matematica quando serve. I concetti fondamentali del teletrasporto, comunque, possono anche farne a meno: passano benissimo attraverso piccoli disegni disseminati nel testo e i tanti esempi che hanno comeInserisci link protagonisti Bob e Alice. Sì, Alice, un nome che non a caso si abbina al “paese delle meraviglie”. Ed è anche il nome della coautrice.

Fonte: http://www3.lastampa.it

Commento di Oliviero Mannucci: E chi lo dice che il teletrasporto come quello di Star Trek non è possibile, provate a leggere l'articolo qui sotto:

Teletrasporto di brevetto depositata

Gli Stati Uniti domanda di brevetto 20060071122 , depositato in data 6 Aprile 2006 descrive un "generatore di onde gravitazionali pulsata sistema wormhole che teletrasporta l'essere umano attraverso l'iperspazio da un luogo ad un altro". Secondo la sezione Richieste, l'inventore, John Quincy da Puerto Rico, vuole rivendicare la partecipazione dei

Un completo sistema di teletrasporto corpo costituito da: generando un'onda impulsiva gravitazionale che si propaga attraverso un generatore magnetico wormhole vortice, e la generazione di un wormhole con il generatore di vortice magnetico con cui l'onda attraversa impulsi gravitazionali attraverso il tunnel ed entra nell'iperspazio, dove l'onda è enormemente ingrandita a causa della minore velocità della luce in quella dimensione.

L'oro vero, però, è nella sezione di descrizione:

La base di questa invenzione è un evento, riferendosi alla FIG. 1, verificatisi il 2 maggio 2004, in cui l'inventore ("lui") personalmente sperimentato un teletrasporto di tutto il corpo mentre si cammina alla fermata del bus (A) lungo una strada (B) che è perpendicolare al piste vicino aeroporto commerciale dove gli aerei sono di atterraggio. Vi è un ampio reticolo di ferro (D) per il drenaggio dell'acqua che attraversa la strada al centro della fermata dell'autobus. La larghezza della griglia è tale che bisogna fare uno sforzo concertato per saltare attraverso essa, al fine di ottenere da un lato all'altro. Circa 50 metri dal cancello di ferro, egli (E) sentì un'ondata verticale (F), simile a una bandiera sventolante al vento, viaggiando lungo la strada verso la fermata dell'autobus. La velocità dell'onda è di circa 1 metro al secondo, che era leggermente più veloce rispetto la sua velocità a piedi. Nella successiva istanza, egli (G) si è trovato per strada vicino all'angolo del blocco successivo. Rendendosi conto di aver superato la fermata del bus, si voltò per vedere la grata di ferro di circa 50 metri su per la strada dietro di lui. Poiché non vi era alcun ricordo di aver saltato attraverso le sbarre di ferro, né di aver superato la linea gialla marcatore della fermata, egli si rese conto che era stato teletrasportato una distanza di 100 metri mentre si sposta lungo con l'onda di viaggio. Era evidente che l'onda è stata impulsiva quanto il bordo anteriore ha superato l'inventore, si trasferì con lui per un attimo, e poi il bordo posteriore onda lo ha lasciato mentre si muoveva lungo la strada. Contemplando questa sequenza di eventi, egli allora alzò gli occhi e vide in un arco di pochi secondi un aereo a due turboelica (C) nella distanza che attraversano sopra la strada mentre si effettua una discesa poco profondo per atterrare all'aeroporto.

Fonte: http://www.moskalyuk.com/blog/teleportation-patent-filed/1075

Per approfondimenti consiglio di andare su Google e cliccare su - Strumenti per le lingue - impostare traduzione da inglese a italiano e digitare " Teletrasporto brevetto americano", buon divertimento!

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