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Saturday, April 28, 2012

Hack, se gli alieni ci chiamassero non li sentiremmo

Le tecnologie attuali non permettono di ascoltare Et

Se Et ci avesse chiamati solo 50 anni fa non lo avremmo sentito. Che la vita extraterrestre esista, l'astrofisica Margherita Hack ne è certa, ma sulla probabilità di averne un segno o addirittura un dialogo lo scetticismo è grande. Pianeti alieni e possibilità di vita nell'universo è il tema di un incontro organizzato a Roma, dall'Accademia dei Lincei.
“Non ci si può stupire di non essere ancora entrati in contatto con forme di vita extraterrestri: sarebbe strano il contrario!”, ha detto l'astrofisica.

Le probabilità che esistano altre forme di vita nell'universo sono molto elevate e le più recenti osservazioni hanno dimostrato l'esistenza di un grandissimo numero di pianeti, anche adatti alla vita. Secondo Hack, ''pensare di essere i soli non è affatto ragionevole. Riuscire a entrarci in contatto con eventuali civiltà aliene è invece un aspetto molto più complesso. Bisogna pensare da un lato alla possibilità di aver sviluppato tecnologie comuni e allo stesso livello di sviluppo, dall'altro all'indovinare il momento giusto per essere contattati: solo 50 anni fa un segnale elettromagnetico non lo avremmo potuto sentire''.

La ricerca di forme di vita all'interno del Sistema Solare non ha dato finora risposte positive, nonostante il dibattito si sia parzialmente riaperto grazie al recentissimo studio da parte dell'Universita' di Siena sui dati raccolti negli anni '70 dalle sonde Viking sul pianeta rosso. ''Marte continua a rimanere l'unico pianeta conosciuto in grado di poter ospitare forse forme di vita, ma - ha osservato - anche la più grande luna di Saturno, Titano, presenta alcune delle caratteristiche necessarie alla vita. Forse un giorno - ha concluso - riusciremo a inviare una sondo per fare studi per la ricerca di vita anche su questo satellite di Saturno''.

Fonte: ansa.it

PER INCONTRARE E.T LA SCIENZA DEVE FARE UN PASSO INDIETRO

di Oliviero Mannucci

Le cose che dice la prof.ssa Hack oggi io le dicevo nel 1994, e chi mi conosce da tempo lo sa. Il fatto che con i radiotelescopi non si sia riuscito a ricevere un messaggio alieno, non significa che gli alieni non esistano, ma semplicemente che stiamo sbagliendo a cercarli utilizzando le vecchie e lente onde radio tradizionali. La prof.ssa Hack, dopo tanti anni passati a negare l'esistenza degli alieni, finalmente, ha cominciato a capire i termini della faccenda, meglio tardi che mai. Con le onde radio il genere umano potrebbe entrare in comunicazione solo con esseri che possiedono la nostra stessa arretrata tecnologia. Gli altri no. Quelli meno progrediti di noi, non conoscono ancora la radio, quelli più progrediti invece userebbero le onde radio come noi lo conosciamo solo per comunicazioni a breve raggio, per comunicazioni più lunghe sicuramente utilizzano un sistema radio più progredito del nostro e vi spiego il perchè. Immaginate di appartenere ad una civiltà tecnologica così avanzata da poter viaggiare nello spazio senza curarsi delle apparenti grandi distanze che separano le stelle e le galassie. Immaginate di aver sviluppato la famosa tecnologia detta del viaggio " a curvatura" dello spazio, che non è fantascienza, ma una branca della fisica Eisteniana che è stata confermata come possibile. Per quanto possa essere avanzata tecnologicamente, anche una nave stellare di una civiltà più avanzata della nostra, sarà soggetta a guasti, visto i rigori che deve affrontare nei lunghi viaggi spaziali. Quindi necessiterà di poter comunicare con il proprio pianeta natale o con altre navi spaziali della propria flotta, anche  per un eventuale richiesta di soccorso, che se fatta con le onde radio tradizionali sarebbe uguale a non averla inviata, soprattutto se fatta a distanza di vari anni luce dal proprio pianeta natio. Quindi se non abbiamo ancora ascoltato segnali alieni, sulle frequenze da noi utilizzate e con gli apparati disponibili attualmente, non significa che gli alieni non esistano. Significa solamente che non abbiamo la giusta tecnologia per riceverli. E allora, visto la grande mole di avvistamenti UFO che ogni giorno affollano i nostri cieli, non sarebbe il caso che la "|scienza" possa mettere da parte il suo orgoglio e cominci a lavorare su di essi, visto che è l'unico materiale a nostra disposizione?! Qualcuno ci ha già pensato, il dott. Labeque, astrofisico dell'università di Orsay, durante il congresso mondiale del SETI svoltosi a Parigi nel 2008, presso il palazzo dell'UNESCO , parlando di alieni e avvistamenti UFO disse " SOMETHING IS HERE", qualcosa è qui. Se qualcosa è qui, perchè non capirlo una volta per tutte!


 

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