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Saturday, September 29, 2012

C’è vita sugli esopianeti conosciuti come Super-Terre?

Le Super-Terre hanno un habitat adatto ad ospitare la vita? È' questo l’interrogativo principale che anima le ricerche di alcuni astrofisici, veri e propri “cacciatori” di questo tipo di esopianeti

  Scritto da "Annalisa Arci" il 29.09.2012

Le Super-Terre hanno un habitat adatto ad ospitare la vita? È’ questo l’interrogativo principale che anima le ricerche di alcuni astrofisici, veri e propri “cacciatori” di questo tipo di esopianeti. Si tratta di stelle che orbitano solitarie nella Via Lattea e che devono il loro nome all’enorme massa che le caratterizza, stimata fino a dieci volte quella della Terra. Cosa significa avere un habitat adatto alla vita? Quali tipi di “scoperte” ci attendiamo per confermare l’ipotesi di forme viventi su queste stelle massicce?
 L’analogia con le condizioni in cui viviamo sono sempre il punto di partenza. Come lo è tutto ciò che conosciamo sulla formazione della Terra e dei pianeti del nostro Sistema Solare. Un recente studio, presentato il 26 settembre dal Dottor Vlado Stamenkovic al Planetary Science Congress, ha focalizzato l’attenzione sull’evoluzione termica degli esopianeti chiamati Super-Terre, cercando di coglierne i tratti essenziali. Le prime evidenze non sembrano deporre a favore della possibilità di imbattersi in un habitat simile a quello terrestre.
 “Stiamo scoprendo pianeti orbitanti molto lontani che, pur essendo simili alla Terra sul piano della composizione, sono di dimensioni notevolmente maggiori. Le osservazioni effettuate sollevano un quesito: si tratta di versioni della Terra ‘in scala’, oppure le differenze tra questi corpi sono radicali? In particolare, vogliamo sapere se queste Super-Terre hanno atmosfera, clima, attività vulcanica, campi magnetici simili a quelli cui siamo abituati”, afferma Vlado Stamenkovic, ricercatore del MIT. Si tratta, come è evidente, di punti cruciali per stabilire, in modo sensato, un range di possibilità per la presenza di forme viventi.
 Sulla Terra l’attività vulcanica e la costituzione stratificata della crosta terrestre garantiscono la regolazione del clima ed il riciclo dei nutrienti necessari al mantenimento del ciclo vitale tra le varie specie. Inoltre, il campo magnetico, governato dall’attività del nucleo incandescente di metalli liquidi ricrea incessantemente le condizioni atmosferiche adatte per “filtrare” i raggi solari e mantenere la temperatura abbastanza stabile, evitandoci di essere bombardati da rifiuti cosmici e particelle solari.
 Il team guidato da Vlado Stamenkovic ha però evidenziato un dato interessante: sappiamo che la temperatura e la viscosità del mantello terrestre sono fortemente influenzate dalla pressione del nucleo. Rispetto a quella terrestre, nelle Super-Terre la pressione interna è dieci volte maggiore: di conseguenza, si ha una più intensa viscosità ed un livello più elevato di temperatura. L’ambiente non sembra particolarmente ospitale.
La Terra, Nettuno e una Super-Terra
E non si tratta di una mera ipotesi: mentre nella struttura terrestre è possibile suddividere il mantello roccioso dal nucleo metallico, ciò non sarebbe possibile in queste stelle massicce. Vlado Stamenkovic chiarisce meglio il punto: “sappiamo che i pianeti del nostro sistema solare si sono formati rapidamente. La scala temporale adottata per calcolare la formazione del nucleo dipende dalla viscosità. Le alte temperature di fusione e la viscosità che abbiamo calcolato per le Super-Terre suggeriscono che i loro nuclei si sono formati molto più lentamente di quello del nostro pianeta. E questo genera qualche dubbio sulla possibilità stessa di generare un campo magnetico attorno ad esopianeti di questo tipo”.
 I risultati più evidenti dello studio del gruppo di ricerca coordinato da Vlado Stamenkovic  sembrano confermare l’esistenza di differenze e discontinuità tra la formazione e l’evoluzione di questa specie di esopianeti e la Terra. Benché sia riscontrabile una certa affinità strutturale, l’inesistenza di un campo magnetico pare configurarsi come “conditio sine qua non” per tutta quella serie di caratteristiche (temperatura, atmosfera, attività vulcanica) che definiscono una habitat adatto alla comparsa di forme viventi. Alcune ipotesi sono state confermate.
 Ma la conferma di un’ipotesi non è una “scoperta” scientifica. Sostenere che l’evoluzione termica di un pianeta – aggiungerei, qualunque esso sia – è di fondamentale importanza per comprenderne le caratteristiche e per spingerci a valutazioni (teoretiche) sulle condizioni di possibilità della vita non significa affatto dimostrare che anche in condizioni estreme la vita non possa esistere. Se l’intenzione è quella di arrivare ad una “teoria”, di capire cosa è adatto e cosa non lo è per forme di vita simili alla nostra, siamo solo agli inizi di un lungo viaggio.
 Riferimenti: ‘The influence of pressure-dependent viscosity on the thermal evolution of super-Earths’, V. Stamenkovic, L. Noak, D. Breuer & T. Spohn, in The Astrophysical Journal, 748:41,  2012.
‘Thermal and transport properties of mantle rock at high pressure: Applications to super-Earths’, V. Stamenkovic, D. Breuer, T. Spohn, in Icarus 216, 572-596, 2011.

Fonte:  http://gaianews.it

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