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Wednesday, September 26, 2012

In Belgio chiudono 2 reattori nucleari. Ma non per scelta



di Giovanni Galgano, (Direttore Public Affairs Advisors)

Solo pochi giorni dopo l’incidente occorso alla centrale nucleare francese di Fessenheim, alcune notizie provenienti dal Belgio riportano al centro del dibattito europeo il tema della sicurezza nella produzione di energia dall’atomo.

Per la centrale di Fessenheim, la più antica della Francia, il problema è stato relativamente di poco conto e non ha interessato la zona del reattore. Le notizie che invece arrivano dal Belgio sono meno rassicuranti. Ben due storici reattori di quel Paese,  Doel 3 e Tihange 2, sono a rischio di chiusura per seri problemi di tenuta.

Ad agosto le autorità belghe avevano fermato il reattore da 1.000 megawatt Doel 3, situato a nord di Anversa, dopo l'individuazione di crepe nel serbatoio principale. Qualche giorno fa Electrabel (gruppo Gdf Suez) ha esteso il provvedimento alche al reattore 2 della centrale Tihange, situata nei pressi di Liegi. Electrabel ha comunicato che “sul reattore sono stati riscontrati gli stessi difetti del reattore 3 di Doel”.

E quindi: crepe anche al serbatoio di Tihange 2.

Le procedure di verifica del problema e lo stop ai reattori saranno non brevi: “diverse settimane” per Electrabel, “molti mesi” secondo fonti vicine al governo belga.

Intanto l’Agenzia belga per il controllo nucleare attende per questa settimana una relazione completa sulla situazione di Tihange. Le ipotesi che sono circolate individuano la responsabilità degli inconvenienti tecnici nei vasi di contenimento costruiti negli anni ‘70 . Per Electrabel potrebbe anche trattarsi di “difetti dovuti ad idrogeno formato all’interno dell’acciaio durante la forgiatura del serbatoio 40 anni fa”.

Comunque la si metta, il problema c’è,  anche considerando che la centrale di Tihange è stata coinvolta -  dal 1996 a oggi - in diversi incidenti di livello 1 e 2 della scala INES  (il misuratore internazionale che classifica gli incidenti nucleari e radiologici in base alla gravità).

I risvolti di questa faccenda sono inevitabilmente molteplici, innanzitutto di carattere politico. Non per nulla l’Agenzia nucleare belga ha pensato di affidare “il caso” ad una commissione indipendente che indaghi sull’accaduto, e che probabilmente non produrrà risultati prima della fine del 2012. La commissione, composta da esperti internazionali, verrà affiancata da osservatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Solo alla fine di questa indagine il Governo di Bruxelles potrà avere un quadro chiaro, e decidere il da farsi.

Nel frattempo le autorità si sono affrettate a rassicurare la popolazione, comunicando che al momento le due centrali non presentano rischi, perché i serbatoi sotto osservazione sono stati scaricati del pericoloso combustibile nucleare: ogni temibile fuoriuscita sarebbe pertanto scongiurata.

Ma accanto al problema politico si pone un dilemma ancora più grave: pensare in fretta ad un vero piano B energetico, in un Paese che produce la metà della sua energia elettrica proprio dai 7 reattori delle centrali nucleari di Tihange e di Doel ed il cui consumo pro-capite registra  uno dei valori più elevati tra le principali economie dell’Unione Europea.

Il Belgio oggi dichiara di voler gradualmente uscire dall’energia atomica,  ma solo due mesi fa aveva “prolungato” di ben 10 anni la vita del reattore Tihange 1 (più vecchio del reattore 2 sotto osservazione), posponendone la data di fine esercizio al 2025.  E si prepara a un lungo inverno con 2 reattori in meno, che significa non disporre di un notevole quantitativo di energia elettrica prodotta internamente (e a basso costo).

Alternative? Le riserve di fonti fossili del Paese sono minime. I consumi sono sbilanciati su petrolio e gas naturale che, insieme al carbone, sono per la grandissima parte importati dall’estero. Il ruolo delle fonti rinnovabili è marginale: poco eolico (2% della produzione globale), pochissimo fotovoltaico, una discreta produzione da bioenergie. E certo la geografia non aiuta.

Tutti aspettano le prossime mosse della commissione che analizzerà il caso, di Electrabel e soprattutto del Ministro per l’Energia Wathelet, che, in occasione della contestata decisione di allungare la vita a Tihange 1, aveva chiaramente fatto intendere che il suo obiettivo preminente era quello di “garantire la sicurezza delle forniture al miglior prezzo”. Sfidando anche il rischio dell’obsolescenza delle centrali, risalenti agli anni ’70.

E ora, con due reattori in meno?
 
Fonte:  http://www.agienergia.it

Commento di Oliviero Mannucci: E ora con due reattori di meno, si spera che le autorità belga rinsaviscano e sviluppino di più il solare e l'eolico! Le centrali nucleari oramai sono superate, appartengono al secolo scorso.

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