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Saturday, November 24, 2012

Chiesa anglicana: sosteniamo le proteste anti-nucleari di Kudankulam

di Santosh Digal 

 INDIA




Messaggio ufficiale della Church of South India (Csi). I leader protestanti suggeriscono la chiusura di tutti gli impianti atomici indiani, e di puntare sulle energie rinnovabili, come quella solare. Per l'International Atomic Energy Agency (Iaea) dell'Onu i reattori indiani sono tra "i migliori e i più sicuri" al mondo




















Chennai (AsiaNews) - Leader protestanti dell'India meridionale sostengono la protesta contro la centrale nucleare di Kudankulam (Tamil Nadu). In un messaggio ufficiale, delegati della Church of South India (Csi, anglicana) esprimono "piena solidarietà alla lotta delle comunità di Idinthikarai e di Kudankulam, la cui sopravvivenza è incompatibile con il progetto nucleare indo-russo". Il comunicato è stato presentato durante un seminario organizzato dal Department of Ecumenical Relations and Ecological Concerns della Csi, il 20 novembre scorso.
Firmato nel 1988 ma avviato solo nel 1997, il progetto indo-russo di Kudankulam è da tempo al centro di forti proteste, che ne hanno causato diversi rinvii. Secondo la popolazione locale, gli scarichi dei reattori uccideranno i pesci e distruggeranno l'ecosistema marino della Baia del Bengala, prima fonte di reddito per i tanti piccoli pescatori della zona.
Secondo i leader protestanti, l'India dovrebbe commissionare tutte le centrali del Paese fino al loro completo spegnimento, e puntare sulle energie rinnovabili. In particolare, essi suggeriscono di puntare sull'energia solare, rendendo obbligatoria l'applicazione di pannelli sui tetti di grandi edifici e fabbriche. Inoltre, villaggi e città dovrebbero ridurre l'inquinamento, e avviare programmi di riciclo per convertire i rifiuti solidi in energia.
Proprio in questi giorni, l'International Atomic Energy Agency (Iaea), l'organismo di controllo sul nucleare delle Nazioni Unite, ha stabilito che i reattori indiani sono tra "i migliori e i più sicuri" del mondo. Funzionari dell'Iaea hanno visitato l'impianto del Rajashtan, i cui due reattori "possono fronteggiare un incidente come quello di Fukushima". Per gli analisti, l'appoggio dell'ente Onu dovrebbe aiutare a placare le voci anti-nucleare, come quella di Kudankulam.
Altri giudicano in modo positivo le dichiarazioni dell'Iaea, ma credono che l'India dovrebbe verificare la centrale di Tarapur, la più antica, costruita nel 1969 dalla General Electric. Secondo A. Gopalakrishnan, ex presidente dell'Atomic Energy Regulatory Board, "i due reattori di Tarapur non sono affatto sicuri e avrebbero dovuto essere chiusi molto tempo fa. Essi, infatti, sono simili a quelli esplosi uno dopo l'altro a Fukushima.



Santosh Digal 

Fonte:  http://www.asianews.it

Commento di Oliviero Mannucci: Si, anche prima del disastro di Fukushima, le centrali nucleari giapponesi eraco considerate sicure, e poi è successo quello che è successo, a tal punto che il Giappone ha deciso che le spengerà tutte.

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