Statistiche

Wednesday, February 27, 2013

Nucleare: un incidente a una centrale francese costerebbe 400 miliardi di euro

A poco meno di due anni dal disastro nucleare di Fukushima, l’IRSN, l’Institut de radioprotection et de sûreté nucléaire ha reso pubbliche, negli scorsi giorni, le cifre delle sue stime in merito ai costi che andrebbero sostenuti in Francia se un simile incidente avvenisse in Francia, Paese nel quale sono presenti diciannove centrali nucleari.
Lo studio è stato condotto dall’economista Patrick Momal che ha sottolineato come sia importante collegare le cifre dello studio a uno “story-telling” in modo che la diffusione press oil pubblico sia maggiormente efficace.
Ecco allora che, secondo le stime IRSN, un incidente grave potrebbe costare 400 miliardi di euro, ovverosia più del 20% dell’attuale PIL francese. Le cifre sarebbero così ripartite:
39% per la perdita d’immagine, ovverosia per l’impatto sul turismo e sulle esportazioni agricole
26% per la gestione delle zone di evacuazione e la ricollocazione della popolaione
21% dovuti ai costi logistici dello smantellamento del parco reattori e al passaggio ad altre energie
13% costi per le misure d’urgenza, da quelli psicologici a quelli delle cure e degli esami radiologici
Secondo l’IRSN il costo dell’incidente di Fukushima sarebbe stato di 200 milioni di euro, ma secondo il Japan Center for Economic Research soltanto i danni al settore agricolo e alla pesca e lo smantellamento di Fukushima sarebbero stati pari a circa 400-500 miliardi di euro.
Ovviamente un modo per ridurre i rischi c’è: sostituire i reattori vecchi con quelli nuovi. E, ovviamente, le stime sono fredde statistiche che delineano solo ed esclusivamente il conto economico e non il “prezzo” di una vita umana. A Fukushima sono morte 2303 persone in seguito all’avaria del livello 7 e quello è resta un danno irrisarcibile.

Davide Mazzocco

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USA e UE: insieme a caccia dell'asteroide Didimo nel 2022

Sugli asteroidi, meglio saperne di più. Dopo la visitina ravvicinata dell'asteroide 2012 DA14 e la pioggia di meteoriti che ha colpito la Russia qualche settimana fa, è meglio sapere come difendersi dalle minacce provenienti dallo spazio.

 AIDA mission concept
Per questo, l'Agenzia spaziale europea ha chiesto la collaborazione di scienziati, università, centri di ricerca di tutto il mondo per aderire alla Missione Aida (Asteroid Impact and Deflection Assessment). Ci sarà tempo fino al 15 marzo per esprimere il proprio interesse con idee e progetti innovativi. Intanto l'Esa ha annunciato che il veicolo per la missioneè stato scelto.
Di recente, lo scorso 15 gennaio, l'Esa aveva sottolineato che lo rocce spaziali in rotta di collisione verso la Terra non sono così rare, e la possibilità che prima o poi alcune possano costituire un pericolo per la nostra vita sul Pianeta non è assurda. Occorre dunque farsi trovare preparati. Per questo l'Esa, in tempi non sospetti, ancor prima della pioggia di meteoriti in Russia, aveva rivolto un appello alla Nasa e ad altri centri di ricerca americani, dando luogo poi ad un partenariato Ue-Usa volto alla creazione di veicoli spaziali che possano letteralmente spostare gli asteroidi pericolosi.
Questo innovativo partenariato transatlantico coinvolge due piccoli veicoli spaziali che potrebbero essere inviati per intercettare un asteroide binario, formato cioè da due rocce che orbitano attorno ad un attorno ad un centro di gravità comune. Il primo veicolo a scontrarsi con un asteroide potrebbe essere Double Asteroid Redirection Test, o DART, progettato presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory. E l'Esa annuncia il nome dell'obiettivo: l'asteroide Didimo. Il tutto sarà osservato in diretta dal secondo veicolo, l'Asteroid Impact Monitor (AIM), che prenderà in esame tali corpi nel dettaglio, prima e dopo la collisione.
Attualmente in fase di studio, la missione consisterebbe nell'intercettare Didimo durante il periodo di massimo avvicinamento alla Terra. Nel 2022, la roccia passerà a 11 milioni di km di distanza dal nostro pianeta. Didimo è un sistema 'binario', con due asteroidi in orbita tra di loro, dal diametro di circa 800 e 150 metri. La missione AIDA dovrebbe spedire due piccoli veicoli per intercettare il duplice obiettivo. Mentre Dart distrugge il più piccolo dei due asteroide ad una velocità di 6,25 km/s, Aim registrerebbe il tutto.
L'effetto sarebbe un cambiamento nel balletto orbitale dei due oggetti. Aida in realtà non ha lo scopo di mostrare come si possa deviare un asteroide che minaccia la Terra, ma sarebbe comunque un primo passo in questa direzione.
"Il vantaggio è che il veicolo spaziale è semplice e indipendente", spiega Andy Cheng della Johns Hopkins, alla guida del progetto AIDA per gli Stati Uniti. "Entrambi possono completare la loro indagine primaria senza l'altro. Ma lavorando in tandem, la qualità e la quantità dei risultati aumenterà notevolmente"  Andrés Gálvez, direttore ESA per lo studio di AIDA. 

Francesca Mancuso

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Fusione fredda: nell'attesa di E-cat, si fanno avanti la Nasa e una società svedese

E-cat. Altri concorrenti in arrivo, dalla Svezia e dagli Usa, in particolare dalla Nasa, già da tempo interessata ai processi Lenr. Una società del paese nordico, la Climeon, ha infatti presentato un brevetto che potrebbe far impensierire Andrea Rossi, mentre l'agenzia spaziale statunitense propone come scaldabagno un reattore nucleare che non funziona né a fissione né a fusione calda.
Stando alla spiegazione fornita, C3 si basa su un principio diverso nelle fondamenta, ottimizzato per le basse temperature e potenzialmente in grado di avvicinarsi ad un ciclo ideale di Carnot più di qualsiasi altra tecnologia esistente. Da un punto di vista termodinamico questo significa che il rendimento della macchina termica così ottenuta è altissimo, ovvero il calore immesso è quasi completamente trasformato nel lavoro necessario.
La società non dichiara che il principio di funzionamento è un processo Lenr e nemmeno dalla descrizione del patent è possibile concludere questo. Tuttavia C3 sembra compiere quello che E-cat non riesce a fare, ovvero produrre energia elettrica da temperature basse (infatti l'apparecchio che dovrebbe effettuare in modo autonomo la conversione, l'Hot E-cat, lavora a temperature più alte).
Nel frattempo anche la Nasa torna alla ribalta, con un lavoro che arriva da Joseph Zawodny, ricercatore presso il Langley Research Center dell'agenzia, già noto per aver dichiarato la possibilità di utilizzare i processi Lenr per alimentare i veicoli. Lo studioso ora annuncia un reattore nucleare, sottolineando che non si basa né sulla fissione, né sulla fusione calda. E ragionevoli sospetti portano a pensare che il principio di base siano proprio le Lenr.
"Ha comprovata capacità produrre energia in eccesso, in modo pulito, senza pericolose radiazioni ionizzanti e senza produrre odiosi rifiuti -ha spiegato lo studioso L'applicazione più semplice per questo apparecchio sarebbe la casa. […] Potremmo avere un processo per ricavare energia elettrica da questo dispositivo". A quanto pare, un diretto concorrente dell'E-cat domestico, che, come sappiamo, arriverà tra diversi anni a causa delle certificazioni di sicurezza necessarie.
In questo variegato quadro Andrea Rossi è in attesa dei report delle terze parti indipendenti, che dovrebbero essere pubblicati, indipendentemente dai loro risultati, nel mese di aprile.

Roberta De Carolis

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Spherical UFO in Norway (excellent quality) \ Шарообразный НЛО в Норвегии



Pubblicato in data 19/feb/2013
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Boeing 777 Emirates vs UFO (HD 1080p)




Pubblicato in data 26/feb/2013
Video girato nei pressi di Avigliana (TO) paese vicino al monte Musinè notoriamente famoso per l'avvistamento di OVNI (oggetti volanti non identificati).

Black Triangle UFO footage Southampton TR3B



Pubblicato in data 24/feb/2013
TR3B Over The Busy City Of Southampthon UK

Tuesday, February 26, 2013

Aumentano le perdite nel sito nucleare di Hanford

Le fuoriuscite di materiale radioattivo dai depositi dell'impianto Usa continuano, anzi «sono destinate ad aumentare», denuncia Nils Bøhmer, direttore generale della Bellona. Il quale avverte: «È ancora presto per escludere rischi per la popolazione». Cronaca del più grande progetto di bonifica atomica al mondo

Alessandro De Pascale  





Nucleare perdite da 6 vecchi serbatoi centrale nordovest Usa

 Nemmeno un grande Paese come gli Stati Uniti è ancora riuscito a porre rimedio all'eredità nucleare. Lo dimostra il caso di Hanford. Nell'impianto che si trova nello Stato di Washington, sei vecchi serbatoi (sui 177 totali) da giorni continuano a rilasciare materiale ad alta radioattività nel terreno circostante. Nils Bøhmer, fisico nucleare nonché direttore generale della Bellona, la società americana che si occupa di decommissioning, ha ammesso oggi: «Siamo molto preoccupati, perché le perdite sono destinate ad aumentare». Aggiungendo inoltre che per escludere rischi per la salute della popolazione, «vanno ancora accertati il numero, l'entità e la durata nel tempo delle perdite». Al momento ancora sconosciuti.

Dentro il primo serbatoio che ha iniziato a rilasciare materiale radioattivo, il T-111 costruito nel 1943-44, oltre 1,6 milioni di litri di fanghi radioattivi. Ci sono poi il 177, per il quale i funzionari dello Stato di Washington stimano perdite tra 560 e 1.000 litri l'anno, e altri quattro serbatoio danneggiati che stanno creando rischi radiologici nelle falde sotterranee e nei fiumi. La richiesta principale delle autorità locali è l'immediato trasbordo dei rifiuti radioattivi che si trovano nei 149 vecchi serbatoi a fondo unico (che hanno abbondantemente superato i 20 anni d'età per i quali erano stati progettati), in altri depositi più moderni a doppio fondo. Un terzo dei 177 serbatoio presenti nell'impianto ha infatti già registrato perdite ma nessuna dai 20 a doppio fondo costruiti tra il 1977 e il 1986.

Il trasbordo dei rifiuti è un lavoro difficile, pericoloso e lento che costa 300 milioni di dollari l'anno. Colpa del mix letale di radioattività, sostanze chimiche pericolose e vapori tossici generati dalle reazioni chimiche, che avvengono all'interno delle vasche corrodendone le pareti. Tanto che i lavoratori, per proteggere la propria salute, chiedono l'uso di particolari robot non sempre disponibili o adoperati. Inoltre, si procede su un serbatoio alla volta. Da quando hanno iniziato questo lavoro, soltanto 7 dei 177 silos sono stati completati. Una corsa contro il tempo e l'usura che aumenta ogni giorno di più. Anche perché molti sono fatti di acciaio al carbonio, più economico ma meno robusto di quello inossidabile che era diventato difficile da trovare quando vennero costruiti durante la Seconda guerra mondiale. Per ovviare a questo problema, nel tentativo di immobilizzare il Ph nei serbatoi, così da ridurne la corrosione, è stata aggiunta ai rifiuti una gran quantità di altri prodotti chimici che ora li hanno resi molto più difficili da stabilizzare.

Il progetto di bonifica atomica a Hanford è il più grande in corso al mondo. Un lavoro colossale che si stima costerà 60 miliardi di dollari e durerà decenni. «Qui non fa paura il denaro - continua il fisico nucleare Bøhmer - perché le autorità hanno speso un sacco di tempo e fondi per bonificare il sito, ma il fatto che non stanno ottenendo buoni risultati». L'impianto di Hanford, entrato in funzione nel 1943 e chiuso definitivamente nel 1988, durante la Guerra fredda era uno dei tre principali al mondo (assieme a Sellafield in Gran Bretagna e Mayak in Russia) a produrre plutonio, anche tramite il "ricondizionamento" del combustibile nucleare esaurito. Nei suoi 45 anni di attività ha contribuito, tramite le 67 tonnellate di plutonio prodotte nell'ambito del Progetto Manhattan, alla realizzazione di 60mila armi nucleari, compresa quella sganciata sulla città giapponese di Nagasaki (1945).

Tutti gli impianti nucleari necessitano di enormi quantità d'acqua per il raffreddamento dei reattori. Non fa eccezione Hanford, costruito sulla riva del fiume Columbia. Con l'impianto in attività, questo corso d'acqua era diventato uno dei più caldi al mondo e portava a mare il suo carico letale. Già nel lontano 1964, lo Scripps Oceanographic Research Team aveva trovato l'isotopo radioattivo dello zinco (il 65 Zn) sopra i livelli normali di ben 8.000 volte, nei molluschi e nei calamari di Cannon Beach (Oregon), che dista quasi 600 chilometri dall'impianto. Stessa cosa nel Puget Sound, il canale marino che si sviluppa per 160 km lungo le coste dello Stato di Washington, dove sono stati trovati vari elementi radioattivi di Hanford. La parte del Columbia nei pressi dell'impianto oggi è protetto e fa parte dell'Hanford Reach National Monument, istituito nel 2000 dall'ex presidente Bill Clinton, poiché in quella zona del fiume risalgono ogni anno decine di migliaia di salmoni a deporre le uova.

Hanford resta però soprattutto il sito più contaminato degli Stati Uniti e dell'intero emisfero occidentale. Secondo uno studio del Blacksmith Institute, una ong che si batte contro l'inquinamento, sarebbe addirittura il decimo al mondo (al nono posto il Mare nostrum, a causa delle «40 navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi, scomparse nelle acque del Mediterraneo dal 1994»). I silos e le vasche di Hanford contengono infatti, in termine di volumi, due terzi delle scorie radioattive Usa: oltre 200 milioni di litri di rifiuti atomici liquidi e 25 milioni di metri cubi solidi (tra questi l'80 per cento delle barre di combustibile esaurito a stelle e strisce). Recenti stime ritengono che nell'area dell'impianto siano già fuoriusciti circa 4 milioni di litri di liquido radioattivo, che avrebbero contaminato 200 chilometri quadrati di acque sotterranee. Ma nonostante questo, il Dipartimento dell'energia Usa, che gestisce il sito, vorrebbe portare a Hanford altri 200mila metri cubi di rifiuti radioattivi, raddoppiandone la quantità stoccata. Un'operazione sicuramente più difficile ora che a ricordare l'allarme scorie, c'è stato quest'ennesimo incidente.


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Presenza ossa su Marte?

I misteri su Marte non finiscono mai.
Da quando il rover Curiosity è atterrato sul pianeta rosso, stiamo scoprendo delle cose che non ci aspettavamo di vedere.
Il rover sta scattando tantissime immagini e nella maggior parte di esse è possibile notare oggetti insoliti:
  • nel settembre 2012 sono stati avvistati degli oggetti volanti non identificati ma la Nasa non ha rilasciato nessuna dichiarazione;
  • sempre nello stesso mese gli scienziati dichiararono di aver scoperto il letto di un antico fiume ma la gente rimase sorpresa quando, in alcune foto, notò sul terreno marziano un piccolo oggetto brillante; la spiegazione data dagli scienziati fu quella di un frammento di roccia spezzato, anche se quasi nessuno ci credette;
  • poi furono notati dei particolari animali simili ai ratti e secondo alcuni era la prova dell'esistenza della vita su Marte.
L'ultima fa riferimento a delle particolari immagini, scattate da Curiosity nel novembre 2012, in cui viene mostrato il letto di un antico lago marziano.
Ma la parte interessante è la presenza di moltissime ossa, probabilmente appartenenti a grandi animali e conchiglie.
Nessuna autorità ha deciso di spiegare queste foto e quando lo scorso novembre John Grotzinger parlava di una grande scoperta su Marte molto probabilmente si riferiva a questa.
Perchè la Nasa vuole nascondere queste prove?
Quali sono le sue reali intenzioni?
 
 

Lo strano ‘polso’ di Saturno

Saturno, come Giove, emette forti emissioni radio che hanno permesso di definirne il periodo di rotazione. Ma nel caso di Saturno le emissioni hanno origini molto diverse, come ci ha permesso di scoprire la sonda Cassini a cui ora ci si affida per spiegarle
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Saturno, come Giove, è uno dei giganti gassosi del nostro sistema solare e come per il suo fratello più grande la bolla magnetica che li circonda emette forti emissioni radio, onde generate dal flusso di corrente che fluisce tra la ionosfera e la magnetosfera dei pianeti. Emissione che, nel caso di Giove, dipende sia dalla rotazione sul proprio asse che dalla velocità dei venti nell’atmosfera, che, variando a seconda della latitudine, hanno impedito per lungo tempo agli scienziati di comprendere la velocità di rotazione sul proprio asse del pianeta. Almeno fino a che, nel 1950, gli scienziati non si sono imbattuti in una radiazione “decametrica” (cioè con una lunghezza d’onda nell’ordine delle decine di metri) che variava periodicamente, che ogni dieci ore raggiungeva il suo massimo e il suo minimo di intensità.
Per gli scienziati fu chiaro che potevano usare questa radiofrequenza per definire per la prima volta il periodo di rotazione di Giove. Saturno inizialmente sembrava avere un comportamento analogo e dato che l’intensità della radiazione kilometrica di Saturno (SKR, con lunghezza d’onda di diversi chilometri) variava ogni 11 ore, e si è assunta questa misura come periodo di rotazione.




L’arrivo nel 2004 nel sistema di Saturno della sonda Cassini ha però rimescolato le carte. Si è infatti notato che la periodica radiofrequenza di questi due giganti gassosi doveva avere origini differenti. Se nel caso di Giove questa viene attribuita ad una asimmetria tra l’asse di rotazione del pianeta e il suo asse magnetico, per Saturno questa ipotesi non funzionava, perché vi è una quasi perfetta simmetria tra l’asse di rotazione  e quello magnetico.
Una domanda a cui cercano di dare una risposta gli scienziati della Cassini Solstice Mission, guidati da Xianzhe Jia dell’Università del Michigan, che hanno ipotizzato che l’origine della radiofrequenza sia dovuta a vortici che si creano nella parte superiore dell’atmosfera o ionosfera. Gli strumenti della sonda hanno registrato i segnali provenienti dalla magnetosfera al termine di ogni rotazione del pianeta. Secondo il primo modello creato, l’emissione viene prodotta dal flusso vorticale che si forma nella ionosfera e che giunge nella magnetosfera lungo le linee del campo magnetico. Essendo questo flusso simmetrico rispetto all’asse di rotazione, questo giustifica la periodicità dell’emissione.
In realtà questo modello non spiegava tutti i fenomeni e gli scienziati, dopo altre osservazioni della sonda Cassini, ne hanno creato uno nuovo che aggiungeva al vortice nella regione del polo sud di Saturno, un altro nell’alta atmosfera del polo Nord.
Questo modello dei due vortici nella ionosfera del pianeta giustificano gran parte dei fenomeni studiati, ma non sono ancora la soluzione certa, considerato che altri scienziati ritengono che tali emissioni siano dovute all’emissione di Plasma della luna Encelado.
Insomma dalla sonda Cassini ci si attende ancora molto.


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Dennis Tito, primo turista spaziale, finanzia missioni su Marte

L'iziativa lanciata da primo turista in orbita

 http://www.planetarioroma.it/var/museicivici/storage/images/musei/planetario_e_museo_astronomico/spettacoli/spettacoli_per_tutti/skyshows/vacanze_marziane/77424-1-ita-IT/vacanze_marziane_large.jpg

Andare 'in gita' su Marte dal 2018 diventerà una realtà. O almeno è quanto spera di poter realizzare il miliardario Dennis Tito, di professione investitore ma con il pallino dello spazio, già passato alla storia nel 2001 per essere diventato il primo turista nello spazio pagando 20 milioni di dollari per essere a bordo della navicella russa 'Soyuz'. Tito ha deciso di mettersi In proprio e sta programmando un viaggio di andata e ritorno sul pianeta rosso, finanziato privatamente e da compiersi in 501 giorni.
L'annuncio ufficiale sarà fatto il prossimo 27 febbraio da Washington D.C. attraverso la sua non profit 'The Inspiration Mars Foundation'. "Questo viaggio - si legge nel comunicato della fondazione - serve a generare nuove conoscenze e slancio per la prossima era di esplorazione spaziale. Il viaggio su Marte vuole essere di incoraggiamento a tutti gli americani che vogliono fare cose per rendere grande il nostro paese". Secondo il 'NewSpace Journal' il progetto di Tito prevede inizialmente lanciare una missione su Marte senza equipaggio, in realtà senza neanche atterrare sul pianeta ma restando in orbita attorno ad esso. La missione di 501 giorni dovrebbe essere lanciata nel gennaio 2018 con una versione modificata della navetta Dragon dell'azienda californiana Space X. Sempre secondo la rivista, la navetta potrebbe avere a bordo due persone, anche se in condizioni spartane. Tuttavia secondo gli esperti un viaggio cosi lungo potrebbe avere serie conseguenze fisiche e psicologiche.

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Mercurio potrebbe aver ospitato un antico oceano di magma

Attraverso l’analisi della superficie di Mercurio gli scienziati raccolgono indizi sulla storia del pianeta. Ora, grazie ai dati proveniente dalla sonda Messenger, gli scienziati del MIT sono arrivati ad ipotizzare che Mercurio potrebbe aver ospitato un grande oceano di magma all’inizio della sua storia, poco dopo la sua formazione, circa 4,5 miliardi di anni fa

Mercurio fotografato dalla sonda MESSENGER
Mercurio fotografato dalla sonda MESSENGER

I dati arrivano dalla sonda MESSENGER che orbita attorno al pianeta dal mazio 2011. La ricerca è iniziata nel momento in cui dalle analisi condotte attraverso i raggi x della sonda, risultavano due composizioni distinte di rocce sulla superficie del pianeta. Per questo gli scienziati si son postila domanda sulla causa della composizione.
Conducendo degli esperimenti in laboratorio ricreando sinteticamente i due tipi di roccia, gli scienziati hanno potuto concludere che una stratificiazione del genere sarebbe potuta accadere con la presenza diun oceano di magma che ha creato due dversi strati di cristalli solidificati.
“La cosa che è veramente sorprendente su Mercurio è che questo non è accaduto ieri”, ha spiegato Timothy Grove, un professore di geologia al MIT. “La crosta ha probabilmente più di 4 miliardi di anni, perciò questo oceano di magma è una caratteristica molto antica.”
La ricerca è stata pubblicata su Earth and Planetary Science Letters.
La sonda Messenger è entrata nell’orbita di Mercurio nel corso di un periodo di intensa attività di eruzioni solari: Mercurio è il pianeta più interno del sistema solare. Le rocce sulla sua superficie riflettono uno spettro intenso fluorescente che gli scienziati possono misurare con spettrometri a raggi X per determinare la composizione chimica dei materiali di superficie.
Grove ha scoperto che le due composizioni erano troppo diverse per provenire dalla stessa regione, e invece possono provenire da due regioni distinte all’interno del pianeta. Il metodo più semplice per spiegare la creazione di queste due regioni distinte, spiega Grove, è un oceano di magma di grandi dimensioni, che nel tempo probabilmente ha formato diverse composizioni di cristalli.
Grove stima che questo oceano di magma probabilmente esisteva già molto presto nella storia di Mercurio – quando il pianeta aveva da 1 a 10 milioni di anni – e potrebbe essere stato creato dai processi violenti che hanno formato il pianeta. Con la condensazione della nebulosa solare si sono aggregati pianeti più grandi e più piccoli. Un tale processo di collisione e di accrescimento avrebbe potuto produrre energia sufficiente a sciogliere completamente il pianeta – uno scenario che renderebbe possibile la presenza di un oceano di magma.
“L’acquisizione di dati da parte di veicoli spaziali devono essere combinati con esperimenti di laboratorio”, hanno spiegato gli esperti. “Anche se questi dati sono importanti di per sé, gli studi sperimentali su queste composizioni consentono agli scienziati di passare al livello dell’interpretazione dell’evoluzione planetaria.”

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2014: Marte potrebbe esser colpito da una cometa

 


C'è un pò di traffico nel Sistema Solare. Se il 2013 si è rivelato essere l'anno delle comete e degli asteroidi (vedi impatto in Russia e Cometa ISON), il 2014 non sarà da meno. A farne le spese potrebbe essere il nostro cugino Marte.
Nel mese di ottobre del 2014, il Pianeta Rosso potrebbe essere lo scenario di un catastrofico evento astronomico, nel momento in cui la cometa C/2013 A1 si troverà a passare vicinissima alla sua superficie.
A rivelare la possibile catastrofica profezia sono i calcoli diffusi dal sito web dell'osservatorio russo Ison-NM, secondo il quale un eventuale impatto  potrebbe creare un cratere dal diametro di 500 chilometri.
Secondo i modelli orbitali previsionali elaborati dagli astronomi, la cometa C/2013 A1 raggiungerà il massimo avvicinamento a Marte il prossimo 19 ottobre 2014. Il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa ha calcolato che la cometa transiterà a meno di 63 mila chilometri dalla superficie del Pianeta Rosso. Sebbene le probabilità di un impatto catastrofico siano al momento basse, gli astronomi si tengono in allarme tenendo sotto osservazione la traiettoria della cometa.
Secondo DiscoveryNews.com, le previsioni orbitali si basano su un continuo aggiornamento dei dati sulla rotta di C/2013 A1, pertanto è impossibile escludere del tutto la possibilità di un impatto. Anche perchè il percorso della cometa è stato osservato solo per 74 giorni, risultando difficile per gli astronomi prevedere la posizione precisa della cometa tra 20 mesi.
C/2013 A1, infatti, è stata scoperta solo il 3 gennaio 2013 dal cacciatore di comete Robert McNaught, presso l'Osservatorio Siding Spring nel New South Wales, Australia. Una volta scoperto il corpo celeste, gli astronomi del Catalina Sky Survey hanno analizzato alcune immagini della stessa regione di spazio riprese nelle settimane precedenti, scoprendo la presenza della cometa fin dall'8 dicembre 2012. Sulla base di tali dati è stato possibile stabilire che la cometa sfiorerà Marte il 19 ottobre del 2014.
Tutti gli studiosi si sono chiesti se Marte corra il pericolo di un catastrofico impatto. Le opinioni prevalenti sono due ed entrambi estreme, una secondo la quale il corpo celeste transiterà nei pressi di Marte ad una distanza di sicurezza pari a 650 chilometri di altitudine, mentre la seconda prospetta la possibilità che la traiettoria della cometa finisca direttamente sulla superficie di Marte, impattando con il pianeta alla velocità pazzesca di 35 chilometri al secondo.
Pare che la cometa si muova in direzione opposta al moto dei  pianeti del sistema solare. Pertanto, secondo alcuni, la velocità relativa dell'impatto potrebbe salire a 56 chilometri al secondo. Se ciò accadesse, l'impatto produrrebbe un'esplosione pari a 20 miliardi di megatoni di tritolo, generando un cratere dal diametro di 500 chilometri. Ma c'è anche un'altra incognita: non si conoscono le effettive dimensioni della cometa e, solitamente, le comete non sono molto piccole.
Come per le altre comete, gli astronomi pensano che l'intruso ghiacciato provenga dalla Nube di Oort, un'ipotetica regione dello spazio che circonda il Sistema Solare contenente miliardi di nuclei cometari formatisi nella fase primordiale della vita del Sistema Solare. [In arrivo ISON, la cometa 15 volte più luminosa della Luna].
Non sarebbe la prima volta che una cometa colpisca uno dei pianeti del nostro sistema stellare. Basta ricordare la cometa Schoemaker-Levy 9 schiantatasi su Giove nel 1994. Lo stesso Marte è stato colpito numerose volte da comete nel suo turbolento passato. Si ritiene che gli oceano presenti sul nostro pianeta e le tracce di acqua nel passato di Marte siano dovute proprio agli impatti cosmici con i nuclei cometari ricchi di acqua. Da questo punto di vista, gli impatti con le comete sono una parte inevitabile della vita dell'ecosistema cosmico.
Secondo gli astronomi, se ci sarà un impatto, si tratterà di uno degli spettacoli cosmici più importanti per la vita dell'astronomia moderna. I numerosi strumenti in orbita attorno Marte e i rover presenti sulla superficie del pianeta potrebbero consentire una una visuale da prima fila agli astronomi e agli appssionati. Restano due grandi turbamenti: il primo riguarda i poveri robottini sulla superficie di Marte, i quali rischiano di lasciarci le penne e la seconda riguarda noi: cosa succederebbe se un corpo celeste del genere cadessi sul nostro pianeta?

Fonte

UFO, UP to the MINUTE, MEXICO ↑ FEB 24, 2013



Pubblicato in data 25/feb/2013
Date: FEB 24, 2013
Location: MEXICO CITY

SUBSCRIBE:

http://www.youtube.com/subscription_c...

There are agencies who do not want you to know the truth about UFOs. Nevertheless, UFO Disclosure is happening little by little.

UFOs are not necessarily alien space-craft from another galaxy and/or dimension piloted by more intelligent beings than wild and savage humans, since they could very well represent military terrestrial craft or natural phenomena.

At Project UFO Skywatch, we take pride in not uploading fraudulent horse-shit videos since all material is captured from people around the world, then carefully analyzed, verified, and re-verified.

Our objective here at Project UFO Skywatch is to gather as many UFO videos from around the world as possible in order to find out if these craft represent natural phenomenon, terrestrial craft, or extra-terrestrial. We want to know who is inside these craft and the reason for alien visitation, if any.

If you have captured any UFOs on video and would like to remain anonymous, please send your video to the following email address: ProjectUfoSkywatch@rocketmail.com with the exact date and location of your sighting.

LET THE TRUTH BE KNOWN!

UFO activity over Milano, Texas 20-Dec-2012


  



UFO over Milano, Texas - 20 December 2012 di justa4t



UFO sightings - This video of a bright unidentified flying object was recorded over Milano, Texas on 20th December 2012.


Witness report: Octagon shaped bright grayish ship in sky, near Cameron Texas on highway 36. Blinking. Fast. Scary

I must preface, Im somewhat nervous to have to explain something of this nature. Never in a million years would I have thought it remotely possible in reality....

Last night my son and I were driving on hwy 36 around 11:30 on our way to my mothers house in Coppers Cove TX. In the distance we noticed a very bright flashing light. My first thought was that it could be a plane, helcopter or a signal tower with unuasually bright lights.

We continued to watch it when suddenly it was RIGHT ON ABOVE of our SUV! There are few words that will effectively relay to anyone that wasnt there just how large and utterly surreal looking this thing was. It was shaped like an octogan with flashing lights on all sides. It looked like a building floating in the sky. It had debth/structure to it thats hard to put into context.

I was in shocked and as a mother I became fearful this thing could be a potential threat considering how close it was.

So I stepped on the gas to get a! way from it. I was driving way over the speed limit and not looking back when it occured to us to take a picture or video. My son was in the back filming what was left of it at that point. Both my son and I were just floored by what was happening.

Im extremely dissappointed we didnt think soon and capture the object in solid form. When we first saw the object it was about 400 meters above us, close enough for us to realize its enormous size, hexagonal shape, and its grey/concrete color.

By the time my son had pulled out a camera and moved to the back of the vechile to film, it appeared to have distanced itself subtaintally from us, at least a few miles away.

Author (source: mufon)

UFO - Very bright 'daylight' sphere, below clouds - (Possible structure)



 
Pubblicato in data 24/feb/2013
Recorded approx 8.50 a.m. Feb 24 2013 - Heading east to west - Vey bright, visible to naked eye, no noise. Melbourne Australia.

Real UFO Over Xolos vs Atlante football Game 23_02_2013



Pubblicato in data 25/feb/2013
Huge UFO seen and recorded by Hundreds at the Xolos vs Atlante game, Also in the papers, Video1

Monday, February 25, 2013

Slovenia: blocco centrale nucleare Krsko




 (ANSA) - LUBIANA, 25 FEB - In Slovenia il funzionamento della centrale nucleare di Krsko, nel sudest del Paese, a un centinaio di km a est della capitale Lubiana, si e' arrestato automaticamente oggi a causa di un improvviso calo di pressione nel generatore a vapore. Lo hanno riferito i responsabili dell'impianto, sottolineando che l'inconveniente non ha avuto alcuna conseguenza sull'ambiente circostante o altre ripercussioni negative. Il riavvio della centrale si fara' quando tutto sara' a posto. (ANSA).

Il mondo di fronte ad una minaccia comune

Il programma federale per contrastare le minacce spaziali intravede possibilità di realizzazione. Dopo la caduta del meteorite negli Urali, comunicano i media, il progetto è ora in mano al Vice-premier russo Dmitrij Rogozin

 

 Сверхмассивная черная дыра черные дыры космос

Nella sua vecchia denominazione «Concezione dello sviluppo dei sistemi di contrasto delle minacce cosmiche», il progetto era stato elaborato, su incarico di Roskosmos, dall'Istituto di astronomia dell'Accademia russa delle scienze. Lidija Rychlova, capo del settore per l'astrometria spaziale, ha raccontato come si presenta il documento:
Abbiamo un solo telescopio grandangolare a Irkutsk, non abbiamo ulteriori macchinari d'osservazione. Bisogna studiare gli asteroidi pericolosi e si può fare solo con telescopi più piccoli e con dispositivi specifici: non abbiamo nemmeno questi. La Russia longitudinalmente occupa un vasto territorio, per questo servono almeno due o tre telescopi per l'osservazione e alcuni più piccoli per il monitoraggio. Serve un centro unico di raccolta ed elaborazione dei risultati delle osservazioni. Se infatti noi vediamo qualcosa, non sappiamo a chi comunicarlo. Per questo abbiamo tre obiettivi, realizzare un sistema russo per contrastare le minacce spaziali mediante l'osservazione e il monitoraggio, creare un unico centro analitico e un sistema di valutazione dei rischi che permettono di stabilire la pericolosità dell'oggetto.
Il documento, con la descrizione dettagliata delle componenti fondamentali del sistema, compresi i telescopi spaziali, dall'anno scorso è fermo alla Roskosmos, dov'è stato approvato, ma i costi di 58 miliardi di rubli (2 miliardi di dollari) per 10 anni sono stati considerati eccessivi da parte dell'ente. Secondo Lidija Rychlova, agli scienziati è stato detto che quei soldi non c'erano ancora. Il corrispondente dell'Accademia astronautica russa Andrej Ionin commenta:
Rispetto profondamente Roskosmos, ma non dev'essere lei a decidere se fare o no qualcosa. Come vediamo, i meteoriti sono una minaccia per i nostri cittadini, ma Roskosmos si occupa di altro, non deve rispondere della sicurezza. Credo che Roskosmos avrebbe dovuto rivolgersi al governo per realizzare un sistema internazionale, laddove è evidente che il bilancio statale non è sufficiente per risolvere la questione.
Negli USA, in Unione Europea e, pare, anche in Cina, si lavora a pieno ritmo a sistemi simili. Nessuno vuole dipendere da informazioni altrui per quanto riguarda pericolosi oggetti cosmici, spiega Lidija Rychlova. In Russia diversi osservatori e università si occupano del settore, ma tutto avviene in maniera frammentaria e disorganizzata, suddivisa in vari programmi. La situazione è aggravata dal fatto che, dopo la caduta dell'URSS, i migliori telescopi sono rimasti in luoghi con aria limpida e pulita: le montagne della repubbliche dell'Asia centrale e l'Armenia.
Ha senso unire in un sistema globale i servizi adibiti a contrastare le minacce cosmiche dei diversi paesi. Nessuna nazione, da sola, può assolvere in maniera efficace al compito di monitorare oggetti pericolosi. Il secondo punto fondamentale è la lotta contro la minaccia, che, a maggior ragione, nessun paese da solo è in grado di affrontare, afferma Andrej Ionin.
Questo è un obiettivo internazionale, bisogna raggiungerlo unendo le forze. Credo che, in generale, per quanto riguarda le ricerche spaziali si sia giunti al punto in cui è necessario decidere insieme i progetti comuni all'umanità intera, bisogna cominciare da obiettivi più chiari, già discussi da tempo, come, per esempio, la pericolosità degli asteroidi. Formiamo allora un sistema internazionale e cominciamo a lavorarci. Poi pensiamo agli altri progetti spaziali: i lanci lontanissimi nello spazio e la «conquista» degli altri pianeti.
Nell'aprile 2013, negli Stati Uniti, si terrà la conferenza internazionale per la difesa planetaria, alla quale parteciperà anche una delegazione russa. Si presuppone che i partecipanti del forum definiscano gli obiettivi di un'integrazione internazionale in questo campo. Non si esclude che intanto venga chiarito anche il futuro del progetto federale russo per contrastare le minacce spaziali.

JPL: Aphosis potrebbe impattare con la Terra nel 2068

NASA rivela quando l'asteroide Apophis potrebbe colpire la Terra 

L’asteroide Aphosis passerà vicino alla Terra nel 2029 e  ne 2036. L'influenza della gravità terrestre  potrebbe deviare la sua orbita e far si che  potrebbe colpire la Terra nel 2068. Lo dicono gli esperti del Jet Propulsion Laboratory insieme ad un team di esperti della NASA e delle Università delle Hawaii e Pisa che affermano che il rischio d’impatto è altamente probabile. Apophis, lo ricordo,  ha un diametro di circa 270 metri e un suo impatto con il nostro pianeta potrebbe avere conseguenze disastrose. Nel frattempo gli scienziati hanno individuato oltre 20 punti sulla Terra e in atmosfera dove accadrebbe lo scenario apocalittico, ma nello stesso tempo stanno lavorando per trovare una soluzione su come deviarlo da un eventuale rotta di collisione.

Oliviero Mannucci

Spazio: esperto, possibile deviare asteroidi 'verniciandoli'

http://tuttidentro.files.wordpress.com/2010/06/asteroid.jpg

(AGI) - New York, 25 feb. - Per deviare gli asteroidi dalla loro corsa evitando il rischio che colpiscano la Terra potrebbe bastare una 'verniciatina' da un lato. Lo afferma uno scienziato dell'universita' statunitense del Texas, che sta collaborando con la Nasa per verificare la fattibilita' del metodo. Secondo Dave Hyland, fisico e astronomo, cambiando il colore di un lato del corpo celeste si potrebbe sfruttare un fenomeno chiamato 'effetto Yarkovski', che prevede che il diverso riscaldamento dovuto alla differente pigmentazione generi un momento di forze in grado di cambiare leggermente la traiettoria dell'asteroide: "Ovviamente non si potrebbero usare vernici normali, che non resisterebbero nello spazio - spiega l'esperto - ma una vernice in polvere studiata appositamente".
  La Nasa, afferma il comunicato dell'universita', ha gia' mostrato interesse per il piano di Hyland. La prossima occasione per testarlo potrebbe essere nel 2029, quando l'asteroide Apophys passera' molto vicino al nostro pianeta.
  (AGI) .

La máxima evidencia OVNI de la historia. Mirá el video


Avvistamenti UFO a raffica in Messico: filmati 49 ufos a Opopeo e oltre 100 a Morelia

Il 15 Febbraio 2013 si è assistito a Opopeo, Michoacan, in Messico, ad uno dei più impressionanti e interessanti avvistamenti UFO  che sono mai registrati nello stato di Michoacan; 49 oggetti di provenienza ignota sono stati ripresi in video per circa 3 minuti

Intorno alle 3 del pomeriggio di Venerdì 15 febbraio 2013 la periodista di QUASAR News, Sandra Saenz, accompagnata dal suo cameraman Sergio Guerrero a bordo del suo veicolo sulla strada che porta alla comunità di Michoacan Salvador Escalante, all’altezza della comunità di Opopeo, hanno motato che nei pressi delle antenne di comunicazione poste su Cerro Burro, c’erano circa 49 oggetti volanti non identificati.Osservando ciò, hanno accostato sulla strada e poi registrato questo filmato UFO, il quale può essere considerato a tutti gli effetti una delle migliori prove registrate nello stato di Michoacan su questo fenomeno.Il video mostra numerosi oggetti volanti in varie e strane formazioni. Sandra Saenz ha proceduto a pubblicare tali elementi in un reportage molto interessante attraverso l’agenzia di notizie Michoacana QUASAR TV e inizialmente nei diversi siti Internet, come mimorelia.com,per  pubblicizzare questo fatto molto interessante.Il team “La Esfera Azul” ha proceduto ad effettuare un’analisi approfondita sul video originale (che  Sandra Saenz e Sergio Guerrero e l’agenzia notizie QUASAR ha messo a disposizione con il video originale completo in esclusiva), potendo concludere che le immagini riprese nel video, sono autentici ufo;sono state scartate con l’analisi video la presenza di uccelli, palloncini o qualcosa di simile.Di seguito troverete in allegato alcune immagini di questa analisi e il video che contiene il  reportage iniziale di questo caso condotto da News QUASAR, così come il video originale dello stesso caso nella sua interezza con l’intervista molto interessante che ci ha dato in esclusiva la giornalista Sandra Saenz.Un altro avvistamento di flottillas si è registrato il 17 Febbraio 2013 nella città di Morelia, in Messico.Antonio Esquivel Guillermo Quiroz ha effettuato 6 fotografie con il suo cellulare  riguardanti una formazione di oltre 100 oggetti volanti non identificati. Anche questo video sottoposto ad indagine da parte del team di ricercatori di ”La Esfera Azul” è risultando genuino.

Guarda i video:




Fonte

La gente sta dimenticando l'incidente di Fukushima

http://energymaster.it/wp-content/uploads/2011/11/fukushima.jpg

BERNA - L'effetto "Fukushima" si sta esaurendo. A dirlo è il sondaggio UNIVOX 2012, da cui risulta che l'incidente nucleare in Giappone nel 2011, conseguenza di uno tsunami catastrofico, non ha modificato durevolmente il comportamento degli Svizzeri in fatto di ambiente e nei loro rapporti con l'energia.
Stando al sondaggio UNIVOX 2012, realizzato telefonicamente dall'istituto gfs.zurigo dal 18 settembre al 13 ottobre su un campione di 1008 abitanti nella Svizzera tedesca e romanda (margine di errore: +/-3,1%), la coscienza ecologica degli Elvetici, riacutizzatasi dopo Fukushima, è tornata al livello del 2010, prima dell'incidente.
Per il 2012, dai dati elaborati risulta un calo del sentimento autocritico: se nel 2011, il 43% degli interrogati riteneva di possedere una coscienza ecologica superiore alla media, nel 2012 tale percentuale è salita al 58%, stesso livello del 2010.
L'anno scorso è anche cresciuto (51% a fronte del 38% nel 2011 e del 51% nel 2010) il numero di persone che giudicano superiore alla media il loro comportamento ecologico e la loro comprensione dei problemi ambientali (54% a fronte del 39% nel 2011, 2010: 56%).
Lo scetticismo riguardo la capacità della tecnologia di risolvere i problemi ambientali è calato: se nel 2011 il 67% si diceva dubbioso, nel 2012 era il 59%, non lontano dal valore misurato nel 2010 (54%).

ats

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: Se seguite questo blog, sapete certamente che la catastrofe nucleare di Fukushima non è stata mai dimenticata dal sottoscritto. Quasi ogni giorno, oltre a postare notizie su UFO e astronomia, cerco di mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto per ricordare a tutti che le centrali nucleari così come vengono concepite e gestite  sono una bomba ad orologeria,  e quindi un grande pericolo per tutto il genere umano.Non mi meraviglio dei risultati del sondaggio sopra pubblicato, del resto anche in Florida, quando intervistano i cittadini sui ricorrenti uragani alla quale lo stato è soggetto, molti arrivano a dire che la Florida è sicura perchè lì  gli uragani non ce ne sono mai stati. Mentre la realtà è che mediamente ogni 5 anni, la Florida viene investita da almeno  un F2. Sarà per questo che in Italia c'è chi ancora va a votare, la gente non ricorda più dopo un certo tempo, tutte le ruberie della nostra classe politica e tutte le promesse non matenute !

Mercurio, un pianeta colorato by NASA Messenger (video)



Grazie alle immagini catturate dalla sonda della NASA Messenger gli scienziati hanno creato un nuovo video di Mercurio che mostra il pianeta più vicino al Sole del nostro Sistema Solare sotto una nuova luce: un mondo roccioso, insolitamente colorato

 

Il filmato è una mappa completa di Mercurio, realizzata con migliaia di foto. "Questo punto di vista è in grado di evidenziare le differenze di composizione e il modo in cui i materiali sono stati esposti sulla superficie di Mercurio", hanno detto gli scienziati della missione presso la Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory.
I ricercatori hanno comunque spiegato che i colori del video sono stati enfatizzati per mettere in evidenza i diversi tipi di terreno. Complessivamente, il filmato mostra il 99% della superficie di Mercurio con una risoluzione di circa 1 chilometro per pixel.
"Le aree blu medio e scure sono unità geologiche della crosta di Mercurio note come 'materiale poco riflettente', ritenute ricche di minerale scuro e opaco. Le aree marroni sono pianure formate da eruzioni di lava molto fluida", hanno scritto gli scienziati della missione.
La sonda della NASA Messenger (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry and Ranging), lanciata nel 2004, a marzo 2011 arrivò nell'orbita di Mercurio, diventando il primo veicolo spaziale ad aver visitato il pianeta più vicino al Sole. Durante i suoi quasi due anni di attività, ha scattato più di 168.000 foto e contribuito ad importanti scoperte.

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Stelle gemelle

Alfa Centauri A ha uno strato 'freddo' nell'atmosfera, come il Sole

 Nell'atmosfera solare c'è uno strato 'freddo' interposto fra due più caldi (fonte: ESA)

Stelle gemelle: il Sole e la sua 'vicina di casa' Alfa Centauri A sono ancora più simili di quanto ipotizzato finora. Il telescopio Herschel, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), ha infatti scoperto che nell'atmosfera di Alfa Centauri A è presente uno strato 'freddo' racchiuso a sandwich tra due più caldi, proprio come nella nostra stella.
Secondo gli esperti dell'Esa, la scoperta aiuterà sia a comprendere meglio l'attività solare, sia la ricerca sulla nascita dei sistemi planetari intorno ad altre stelle.

Non solo massa, temperatura, composizione chimica ed età, quindi: le similitudini tra il Sole ed Alfa Centauri A riguardano anche la stratificazione dell'atmosfera. Finora il Sole era l'unica stella nota a possedere uno strato 'freddo' (dalla temperatura di 4.000 gradi). Quest'ultimo è la cosiddetta cromosfera, interposta fra due strati più caldi: la superficie visibile (6.000 gradi) e la corona, ossia lo strato più esterno che raggiunge temperature elevatissime, dell'ordine dei milioni di gradi.

Come in un gioco delle similitudini, Herschel con la sua 'vista' a infrarossi è riuscito a identificare la stessa struttura nell'atmosfera della 'vicina di casa' del Sole, che dista poco più di 4 anni luce. ''Simili osservazioni così dettagliate per una varietà di altre stelle ci potranno aiutare a decifrare l'origine di questi strati e a risolvere l'enigmatico puzzle del riscaldamento dell'atmosfera nel suo complesso'', commenta il coordinatore dello studio, Renè Liseau, che lavora in Svezia, presso l'Onsala Space Observatory.

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SENZA CARNE: SI VIVE PIU' SANI, PIU' A LUNGO, S'INQUINA MENO E SI RISPARMIA !


Ma voi lo sapete che scegliere di mangiare carne rossa inquina? E mica poco, inquina ben 5 volte di più che se sceglieste di affiancarvi alla dieta vegetariana.
Una persona che mangia carne contribuisce all’emissione di 1.778 chilogrammi di CO2 all’anno, mentre un vegetariano solo 600 chili.
Mentre una dieta carnivora produce 3000 chili di gas serra contro i 600 per chi assume una dieta vegetariana…
Non sono dati campati per aria ma emergono dal Rapporto Italia Eurispes che evidenzia anche come l’attuale sistema agroindustriale italiano sia uno dei meno efficienti dal punto di vista energetico.
Inoltre non è da sottovalutare il fatto che in tutto il mondo gran parte dei terreni coltivabili sono destinati alla coltivazione del foraggio per gli animali da allevamento, mentre ci sono quasi 800 milioni di persone che soffrono la fame, persone che con un’adeguata ripartizione dei terreni con la coltivazione di grano, frumento, riso…  potrebbero sicuramente stare meglio.



Naturalmente cosa scegliere sta ad ognuno di noi, ora sappiamo che essere vegetariani o vegani non fa bene solo a noi, agli animali ma anche al pianeta. Però se non vogliamo rinunciare alla bistecca possiamo almeno aderire al Mercoledì Veg, una campagna di sensibilizzazione lanciata dalla LAV, volta proprio allo scopo di modificare le alimentazioni nutrizionali almeno per una volta alla settimana.
Vegano significa che non mangia carne, pesce ma neanche derivati alimentari come uova, latte e miele, significa evitare ogni alimento derivato dallo sfruttamento e dalla sofferenza animale.
Gianluca Felicetti, presidente Lav, e Franco Bergamaschi, co-fondatore dell’Erbolario, hanno presentato l’iniziativa del MercoledìVeg: «Se adottassimo sia nella ristorazione privata, sia in quella collettiva un menù completamente vegetale un giorno alla settimana, realizzeremmo un importante abbattimento delle emissioni di gas serra e dell’impiego delle risorse idriche»
«Ogni pasto tutto vegetale permette di risparmiare 1.656 grammi di emissioni equivalenti di CO2 e acqua pari a 32 docce rispetto a un menù con carne. Un anno di mercoledìVeg, dal punto di vista individuale, significherebbe che ciascuno di noi risparmierebbe l’equivalente del consumo di una lampadina accesa ininterrottamente per 277 giorni. Se tutti gli italiani adottassero il mercoledìVeg, in un anno risparmieremmo acqua pari a oltre 3 milioni di piscine olimpioniche ed emissioni di CO2 pari a 180.822 giri intorno all’Italia percorsi con un Suv. Oltre alle vite di decine di milioni di animali».



E poi a dare un’altra carta in favore del veganismo è l’oncologo Umberto Veronesi: «Il 30% dei tumori è dovuto a un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi, quelli di origine animale. Al contrario frutta e verdura sono scrigni di preziose sostanze che consentono di neutralizzare gli agenti cancerogeni, di “diluirne” la formazione e di ridurre la proliferazione delle cellule malate. Gli antiossidanti proteggono l’organismo dai radicali liberi, molecole che per la loro instabilità chimica possono alterare la struttura delle membrane cellulari e del materiale genetico. Questo spiega perché la dieta vegetariana è altamente protettiva e perché di solito i vegetariani vivono più a lungo degli onnivori».
Ora sta a voi decidere se aderire almeno al MercoledìVeg o se dare un taglio alla carne e ai suoi derivati e diventare vegani o almeno vegetariani!

[Fonte www.corriere.it]


Carne di cavallo nelle polpette Ikea

http://www.leggo.it/LeggoNews/LOW/low_20130225_polpette-ikea-carne-cavallo.jpg 

La contaminazione dei cibi con la carne di cavallo ha colpito anche le polpettine svedesi servite nei punti vendita di Ikea.
Lo hanno rilevato gli ispettori che vigilano sulle derrate alimentari nella Repubblica Ceca, i quali hanno trovato carne di cavallo nelle polpettine prodotte in Svezia che sono uno dei punti cardine del menu' servito nei punti vendita del colosso svedese dell'arredamento Ikea.
L'Istituto veterinario di stato ha immediatamente notificato le rilevazioni al sistema di allerta europeo.
Occorre estendere immediatamente i controlli anche nei punti di ristorazione del gruppo Ikea in Italia. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare la notizia della scoperta di carne di cavallo in Repubblica Ceca nelle polpette preparate in Svezia per il gruppo Ikea.
L'attività di controllo deve però essere accompagnata - sottolinea la Coldiretti - dà interventi strutturali come l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti dopo che lo scandalo della carne di cavallo ha evidenziato il grave ritardo della legislazione europea nel garantire trasparenza negli scambi commerciali e nel difendere i consumatori ed i produttori dal rischio di frodi ed inganni.
La presenza di carne di cavallo in piatti pronti a base di manzo - continua la Coldiretti - prima della Repubblica Ceca aveva gia' portato a ritiri di prodotti, volontari o imposti dalle autorità, in Inghilterra, Francia, Germania, Bulgaria, Spagna, Portogallo, Svizzera, Austria, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Belgio, Svezia. In Italia sono stati prodotti nei macelli 16,5 milioni di chili di carne equina (per la maggioranza di cavallo) nel 2012, ma la Coldiretti stima che appena il 25 per cento derivi da animali nati, allevati e macellati a livello nazionale mentre la stragrande maggioranza viene dall'estero.
La produzione nazionale è del tutto insufficiente per soddisfare il fabbisogno interno ed in Italia nel 2012 - sottolinea la Coldiretti - sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l'obbligo di indicarne la provenienza in etichetta nella vendita al dettaglio tal quale o come ingrediente nei prodotti trasformati. Quasi la meta' - precisa la Coldiretti - sono arrivati dalla Polonia, ma anche da Francia e Spagna mentre poco piu' di un milione di chili proviene dalla Romania che sembra essere uno dei principali imputati dell' "horsegate" che sta sconvolgendo l'Europa.
Secondo le analisi della Coldiretti gli italiani sono tra i maggiori consumatori di carne di cavallo nel mondo insieme a Francia e Belgio con un quantitativo medio di meno di 1 chilo a testa per un totale di 42,5 milioni di chili.

Fonte

Scoperta 'un'atlantide' in fondo all'Oceano Indiano

Si chiama Mauritia ed è' un continente 'perduto' scoperto in fondo all'Oceano Indiano. Il continente, che ricorda il mito di Atlantide, si trova sotto le isole Reunion e Mauritius

Ansa

E' stato scoperto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal norvegese Trond Torsvik dell'universita' di Oslo che lo descrive sulla rivista Nature Geoscience.

Si tratta di un micro-continente nascosto sotto enormi masse di lava e sarebbe un frammento che si e' staccato dalle placche continentali di Madagascar e India quando si sono separate 60 milioni di anni fa.

Tali micro-continenti sepolti negli oceani, secondo gli esperti, potrebbero essere piu' numerosi di quanto si immagini.

Il frammento si sarebbe staccato da Madagascar e India a causa dei pennacchi di magma attualmente situati al di sotto delle isole Marion e Reunion, che con la loro attivita' hanno fatto nascere il bacino che ospita l'Oceano Indiano.

I pennacchi sono gigantesche bolle di roccia fusa, ossia magma, che salgono dal mantello situato in profondita' e ammorbidiscono le placche tettoniche dal basso, fino a quando le placche si rompono.

La zona di rottura si trova ai limiti delle masse continentali di Madagascar e India. Un altro frammento, ma emerso, che si e' staccato durante la separazione di queste due masse, e' costituito dalle isole Seychelles.

I ricercatori hanno scoperto il micro-continente Mauritia analizzando la composizione della sabbia della spiaggia dell'isola di Mauritius nell'Oceano Indiano occidentale.

Fra questi grani sono stati scoperti minuscoli zirconi, pietre semi-preziose, che hanno una eta' compresa tra i 660 e il 1970 milioni di anni.

Secondo gli autori gli zirconi sono piccolissime 'briciole' del continente 'perduto' perche' si sono formati nei processi geologici della crosta continentale che ha quell'eta' e che e' sepolta sotto strati di lava.

Sarebbero stati trasportati in superficie dall'attivita' vulcanica recente, quando il magma ha premuto sotto la crosta continentale.

Questi dati sono stati integrati con un modello della tettonica a zolle, che spiega esattamente come e dove i frammenti sono finiti nell'Oceano Indiano, durante la separazione di Madagascar e India.

"Da un lato, il modello mostra la posizione delle placche rispetto ai due punti caldi al momento della rottura" osserva Bernhard Steinberger del Centro di ricerca tedesco per le geoscienze (Gfz).

"D'altra parte – aggiunge - siamo stati in grado di dimostrare che i frammenti del continente hanno continuato a vagare quasi esattamente sopra il pennacchio di Reunion, e cio' spiega perche' successivamente sono stati coperti dalla roccia vulcanica".

Fonte

BRAIN AND SATELLITE SURVEILLANCE, ASSAULT AND TORTURE

Fonte 


NSA Signals Intelligence Use of EMF Brain Stimulation

NSA Signals Intelligence uses EMF Brain Stimulation for Remote Neural Monitoring (RNM) and Electronic Brain Link (EBL). EMF Brain Stimulation has been in development since the MKUltra program of the early 1950′s, which included neurological research into “radiation” (non-ionizing EMF) and bioelectric research and development. The resulting secret technology is categorized at the National Security Archives as “Radiation Intelligence,” defined as “information from unintentionally emanated electromagnetic waves in the environment, not including radioactivity or nuclear detonation.”
Signals Intelligence implemented and kept this technology secret in the same manner as other electronic warfare programs of the U.S. government. The NSA monitors available information about this technology and withholds scientific research from the public. There are also international intelligence agency agreements to keep this technology secret.
The NSA has proprietary electronic equipment that analyzes electrical activity in humans from a distance. NSA computer-generated brain mapping can continuously monitor all the electrical activity in die brain continuously. The NSA records and decodes individual brain maps (of hundreds of thousands of persons) for national security purposes. EMF Brain Stimulation is also secretly used by the military for Brain-to-computer link. (In military fighter aircraft, for example.)
For electronic surveillance purposes electrical activity in the speech center of the brain can be translated into the subject’s verbal thoughts. RNM can send encoded signals to the brain’s auditory cortex thus allowing audio communication direct to the brain (bypassing the ears). NSA operatives can use this to covertly debilitate subjects by simulating auditory hallucinations characteristic of paranoid schizophrenia. 
Without any contact with the subject, Remote Neural Monitoring can map out electrical activity from the visual cortex of a subject’s brain and show images from the subject’s brain on a video monitor. NSA operatives see what the surveillance subject’s eyes are seeing. Visual memory can also be seen. RNM can send images direct to the visual cortex. bypassing the eyes and optic nerves. NSA operatives can use this to surreptitiously put images in a surveillance subject’s brain while they are in R.E.M. sleep for brain- programming purposes. 
Capabilities of NSA operatives using RNM
There has been a Signals Intelligence network in the U.S. since the 1940′s. The NSA, Ft. Meade has in place a vast two-way wireless RNM system which is used to track subjects and non-invasively monitor audio-visual information in their brain. This is all done with no physical contact with the subject. RNM is the ultimate method of surveillance and domestic intelligence. Speech and 3D sound, and subliminal audio can be sent to the auditory cortex of the subject’s brain (bypassing the ears) and images can be sent into the visual cortex. RNM can alter a subject’s perceptions, moods, and motor control.
Speech cortex/auditory cortex link has become the ultimate communications system for the intelligence community. RNM allows for a complete audio-visual brain-to-brain link or brain-to-computer link. 
National Security Agency Signals Intelligence Electronic Brain Link Technology
NSA SigInt can remotely detect, identify and monitor a person’s bioelectric fields.
The NSA’s Signals Intelligence has the proprietary ability to remotely and non-invasively monitor information in the human brain by digitally decoding the evoked potentials in the 30-50 hz,.5 milliwatt electro-magnetic emissions from the brain.
Neuronal activity in the brain creates a shifting electrical pattern that has a shifting magnetic flux. This magnetic flux puts out a constant 30-50 hz, .5 milliwatt electromagnetic (EMF) wave. Contained in the electromagnetic emission from the brain are spikes and patterns called “evoked potentials.”
Every thought, reaction, motor command, auditory event, and visual image in the brain has a corresponding “evoked potential” or set of “evoked potentials.” The EMF emission from the brain can be decoded into the current thoughts, images and sounds in the subject’s brain.
NSA SigInt uses EMF-transmitted Brain Stimulation as a communications system to transmit information (as well as nervous system messages) to intelligence agents and also to transmit to the brains of covert operations subjects (on a non-perceptible level).
EMF Brain Stimulation works by sending a complexly coded and pulsed electromagnetic signal to trigger evoked potentials (events) in the brain, thereby forming sound and visual images in the brain’s neural circuits. EMF Brain Stimulation can also change a person’s brain-states and affect motor control.
Two-way Electronic Brain-Link is done by remotely monitoring neural audio-visual information while transmitting sound to the auditory cortex (bypassing the ears) and transmitting faint images to the visual cortex (bypassing the optic nerves and eyes, the images appear as floating 2-D screens in the brain).
Two-Way Electronic Brain Link has become the ultimate communications system for CIA/NSA personnel. Remote Neural Monitoring (RNM, remotely monitoring bioelectric information in the human brain) has become the ultimate surveillance system. It is used by a limited number of agents in the U.S. Intelligence Community.
RNM requires decoding the resonance frequency of each specific brain area. That frequency is then modulated in order to impose information in That specific brain area. The frequency to which the various brain areas respond varies from 3 Hz to 50 Hz. Only NSA Signals Intelligence modulates signals in this frequency band.
An example of EMF Brain Stimulation: 

Brain Area
Bioelectric
Resonance
Frequency
Information Induced
Through Modulation
Motor Control Cortex
10 HZ
Motor Impulse Co-ordination
Auditory Cortex
15 HZ
Sound which bypasses the ears
Visual Cortex
25 HZ
Images in the brain, bypassing the eyes
Somatosensory Cortex
09 HZ
Phantom Touch Sense
Thought Center
20 HZ
Imposed Subconscious Thoughts     

"ILLUMINATI" e schedatura biometrica della popolazione

carta-identit%25C3%25A0-biometrica.jpgTema: Siete a capo di una potente organizzazione segreta mondialista che per portare a termine il suo progetto di lungo periodo, l'instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale che prevede la creazione di un governo unico del mondo, ha bisogno di raccogliere le informazioni biometriche, anagrafiche, fiscali e bancarie della popolazione mondiale e inserirle in un supporto comodo ed efficace, così da poter avere sotto controllo, in ogni istante, il comportamento di ogni singolo individuo del pianeta. Tutto questo senza l'uso della forza, ma della persuasione. Che cosa fareste?
Il bravo studente che aspira ad entrare nell'organizzazione, per svolgere il suo tema, si ferma a riflettere. Per prima cosa, c'è bisogno di una prima fase nella quale convincere le persone della bontà del progetto: questa prima fase è denominata “persuasione”.
La seconda fase prevederà la collaborazione stessa dei cittadini, i quali, convinti nella fase della persuasione, chiederanno loro stessi ai governi l'attuazione del progetto: la seconda fase è denominata “collaborazione”. In ultimo, bisognerà trovare il supporto più adatto per poter conservare e avere immediatamente disponibili tutte le informazioni raccolte: questa terza e ultima fase sarà detta “supporto”.
Checché ne dicano i “tuttobenisti” (la controparte estrema dei complottisti, cioè quelli che sono convinti che nel mondo in cui viviamo vada tutto bene, che non esistono complotti e movimenti segreti e che il mondo in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili), esiste una “storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa”, come scriveva Honoré de Balzac nel 1843, il quale di società segrete se ne intendeva, in quanto appartenente all’ordine dei Martinisti, una società iniziatica di tipo mistico-esoterico. Più di centocinquant’anni dopo, questa considerazione è ancora valida.
L’analisi dei fatti accaduti, il susseguirsi di attentati, complotti, movimenti rivoluzionari dimostra che, in alcuni casi, la storia è stata influenzata da reggitori occulti: non “lobby” democratiche, ma sodalizi prosperati nell’ombra, le cosiddette società segrete. Che, a volte, hanno cambiato la storia di interi Paesi, perchè hanno la forza del denaro.
Nei piani di tali “elite segrete” figura quello di raccogliere i dati personali di tutti gli abitanti del pianeta, così da poter esercitare un controllo totale sui ogni singolo individuo. Questo progetto di medio-lungo termine, come prospettato dal bravo studente massone, sembra prevedere tre fasi: persuasione, collaborazione e supporto.

Persuasione
elite-globale-01.jpgInnanzitutto bisognerà convincere le persone che il progetto della “carta d'identità biometrica” è una buona idea. Per portare avanti questa prima fase, l'elite ha bisogno di due cose: una potente forza mediatica, garantita dalla concentrazione nelle loro mani dei maggiori quotidiani e televisioni del mondo, e trovare un'emozione sulla quale fare leva per convincere le persone.
Per quanto riguarda il controllo dell'informazione, l'elite si è già organizzata da lungo tempo. A partire dagli anni '60 in poi, grazie alla forza del denaro, i potenti nell'ombra sono entrati nelle proprietà dei media internazionali più autorevoli e influenti, dato che il loro primo obiettivo è quello di orientare l'opinione delle persone.
Ma una volta preso possesso dei media, su quale emozione fare leva per convincere le persone a sposare il piano della carta d'identità biometrica? La risposta è sotto gli occhi di tutti: la paura! La paura è un potente mezzo nelle mani dei potenti, perchè un uomo impaurito chiederà a gran voce di essere aiutato e di essere disponibile a qualsiasi cosa pur di non esserne preda.
Attenzione, non si parla della paura generata dalla brutalità di uno stato di polizia, ma una paura indotta dal continuo senso di insicurezza che pervade le persone: paura della criminalità, paura per la sicurezza dei propri figli, paura del terrorismo, paura del futuro e così via.
Benjamin Franklin, Gran Maestro Provinciale dei Massoni della Pennsylvania, una volta ebbe a dire: "Coloro che sono disponibili a rinunciare alle loro libertà fondamentali per una sicurezza temporanea, non sono degni nè della libertà, nè della sicurezza".
La paura, è questa la grande alleata di questa gente: più la gente è spaventata, più è disponibile a consegnarsi nelle mani del salvatore di turno. Ci chiediamo: quanto incide sulla nostra paura l'informazione televisiva, che sempre più spesso sbatte nelle ore più improbabili, notizie di efferati delitti di sangue? Basta fare caso al vocabolario utilizzato dai giornalisti: trucidato invece di ucciso, accoltellato piuttosto che "ferite da arma da taglio", massacro piuttosto che omicidio). Ma facciamo due esempi.
Il primo è fresco fresco e riguarda il dibattito che sta avvenendo negli Stati Uniti sull'introduzione della carta d'identità biometrica. Apprendiamo da un articolo comparso il 3 febbraio 2013 sulle pagine del Washington Post, secondo alcuni tra le voci più autorevoli dell'elite globale, che uno dei problemi più gravi che l'amministrazione si trova a fronteggiare è quello dell'immigrazione clandestina, cioè di quelle persone che in cerca di fortuna, entrano negli Stati Uniti illegalmente.
Il tema è di quelli sensibili, perchè le persone sono state abituate a pensare all'immigrato clandestino come ad una minaccia per il suo lavoro e per la sua sicurezza. Per risolvere il problema, l'articolista propone quanto segue:
“Gli Stati Uniti hanno investito decine di miliardi di dollari negli ultimi anni per sventare l'immigrazione clandestina respingendo le persone al confine, mentre si è fatto ben poco per fermare quei datori di lavoro che assumono immigrati privi di documenti. [...]
Una soluzione efficace sarebbe quella di emettere una carta d'identità biometrica - impronte digitali e informazioni anagrafiche - a tutti i cittadini e ai residenti regolari, cosicché i candidati ai posti di lavoro possano dimostrare il loro status giuridico e l'identità per “via elettronica non falsificabile”, insieme a misure per proteggere i lavoratori americani, prevenire il furto d'identità e fornire protezione nei processi”.
Che dire? Geniale! Chi sano di mente potrebbe non accettare un piano così ben concepito: la tua amministrazione chiede di inserire tutti i tuoi dati biometrici in un chip elettronico, perchè vuole tutelare il tuo posto di lavoro e la tua sicurezza. Chi è sprovvisto di tale carta d'identità biometrica non potrà accedere a nessun posto di lavoro, conto in banca, cure mediche e istruzione: sarà tagliato fuori dalla società (in)civile.
Qualche voce critica si è fatta sentire tra i parlamentari americani di destra e di sinistra, temendo che la “marchiatura” governativa possa essere il primo passo verso l'instaurazione di uno stato “Grande Fratello”. L'autore dell'articolo, con il piglio di chi sa il fatto suo, liquida le voci critiche come “prive di fondamento”. Infatti, da quanto scrive il Washington Post, pare che la settimana prima il presidente Obama e un gruppo bipartisan di senatori si siano incontrati proprio per discutere dell'argomento. Secondo l'articolista si tratta di “un importante passo avanti”.
Collaborazione
biochip-massoni-01.jpgUn'altra paura su cui fare leva, molto più potente, è la sicurezza dei propri familiari, soprattutto se si parla di bambini. Il programma propagandato dalla Masonichip International (associazione massonica non-profit, con tanto di sito web e "compasso e squadra") prevede la creazione di un database dettagliato con tutti i dati biometrici ed anagrafici dei bambini, al fine di facilitare le ricerche in caso di scomparsa o di rapimento.
Una volta aderito al programma, ogni famiglia dovrebbe ricevere un kit per raccogliere tutte le informazioni più importanti del bambino, tra cui: foto, video, registrazioni vocali, impronte digitali, impronte dentali, campioni di saliva, DNA e altre informazioni più tradizionali quali la carnagione, l'altezza, il peso, ecc... Dopo di che, le informazioni ottenute passerebbero su un server internet e condivise con le forze dell'ordine.
Inoltre, in alcune scuole americane, francesi e brasiliane, si sta sperimentando l'innesto di un chip nelle uniformi degli studenti. Secondo il progetto, ogni studente è obbligato a tenere sempre con sè una speciale "carta d'identità" (Tracker ID) equipaggiata con un chip a radio frequenza (RFID), consentendo ai sorveglianti scolastici di sapere in ogni momento la posizione di ogni singolo alunno.
La motivazione data dagli educatori a tale provvedimento è da individuarsi nella volontà di arginare il fenomeno dell'assenteismo dilagante (una volta bastava fare l'appello! N.d.r.). “Non devo più passare il mio tempo a riempire il registro con gli orari di ingresso e di uscita di ogni bambino” ha commentato a fine agosto l’insegnante Simone Beauford, zelante fan del progetto. “Io sono favorevole, meno burocrazia e più insegnamento”.
Inizialmente, il progetto di Carta Digitale dello Studente prevedeva la possibilità di iscriversi ai corsi, pagare la mensa scolastica, prendere in prestito i libri in biblioteca. Poi, in un secondo momento, si è pensato di utilizzare il microchip per tracciare e monitorare i movimenti degli studenti in tutti i campus americani.
Facendo leva sul fine "educativo" di tali mezzi, il governo ha costretto i distretti scolastici ad adottare la tecnologia RFID per garantire la sicurezza degli studenti, l'impegno nello studio e una più efficiente gestione burocratica degli istituti scolastici.
Intanto, però, si registrano strani casi di vessazione e di abuso. Da quanto si apprende da alcune testimonianze, pare che i ragazzi che non indossano i Tracker ID, che dovrebbero essere portati in tasca o al collo, siano presi di mira dagli insegnanti, impedendogli di utilizzare alcune strutture della scuola, come le aree comuni quali le librerie e le caffetterie.

Supporto
rfid-disney-01.jpgA questo punto, l'ultima fase del piano prevede l'individuazione di un supporto dove inserire tutti i dati biometrici dei sudditi... ehm, chiedo scusa, dei cittadini. Si potrebbe utilizzare una tessera di plastica tipo bancomat? Sì, però poi c'è il rischio che la persona non la porti sempre son sé, che possa perderla, che possa rompersi.
Bisogna trovare qualcosa di più efficace. Si potrebbe impiantare un microchip a radiofrequenza (RFID) direttamente nel corpo umano! Ottima idea, ma come facciamo a convincere le persone a farsi inserire un oggettino del genere sotto pelle?
Si potrebbe cominciare con un braccialetto, così da far sperimentare alle persone le meravigliose applicazioni del chip RFID. Anche in questo caso, si comincia dai bambini. Secondo quanto riportato dal New York Times, questa primavera il Walt Disney World di Orlando in Florida lancerà “MyMagic+”, un sofisticato sistema di gestione del soggiorno nel parco divertimenti americano, che comprenderà l'utilizzo di un braccialetto di identificazione.
I braccialetti di gomma, corredati di un bel chip RFID, verranno codificati con le informazioni della carta di credito del cliente, consentendo ai visitatori di acquistare i biglietti per le attrazioni, acquistare cibo e bevande, e passare attraverso i tornelli con un semplice movimento del polso.
I MagicBands potranno anche contenere informazioni personali dei clienti, come il nome di chi lo indossa e la sua data di nascita, così da favorire, secondo i piani della Disney, un'esperienza più coinvolgente all'interno del parco.
Gli utenti potranno fornire volontariamente le informazioni personali registrandosi sul sito del parco. In questo modo, i braccialetti fungeranno anche come chiave per accedere alla propria camera d'albergo e per utilizzare il proprio posto auto.
Che idea fantastica! Poi però bisognerà impiantare direttamente questo chip. Come fare? E' semplice, saranno le persone stesse a chiedere di ricevere il chip delle meraviglie. In che modo? Utilizzando uno degli oggetti totem più desiderati e acquistati dai consumatori contemporanei e che più di tutti è considerato come uno status symbol del quale non si può fare a meno: il telefono cellulare, ovviamente. Anzi, oggi si chiama Smartphone (telefono furbo). Eh sì, perchè si tratta proprio di una furbata.
Un articolo pubblicato da uno dei giornali del sistema, il Sole24Ore, ci spiega come, in un futuro molto prossimo, sarà possibile farsi impiantare un microchip cutaneo con tutte le funzioni proprie degli smartphone.
Oggi il monitor della nostra vita digitale è lo smartphone. Presto l'interfaccia potremmo essere noi. Diventeremo persone connesse con i chip sottopelle? «Penso di sì. Per chi soffre di alcune patologie croniche, come il diabete e l'ipertensione, sarà parte del trattamento. Ovviamente con il loro consenso. In generale credo che i chip per la comunicazione, così come quelli biometrici, potranno diventare un'opzione "interna" per molto persone nella misura in cui rappresenteranno un vantaggio», spiega Guido Jouret, responsabile del dipartimento Emerging technologies di Cisco, una delle aziende leader nella fornitura di apparati di networking.
Il telefono cellulare fa parte di uno di quei “desideri indotti” promossi dalla logica del consumo e dello status symbol. L'esempio più eclatante di tale fenomeno è il clamore suscitato dal lancio dell'ultimo modello di Iphone, che rispetto ai suoi predecessori ha veramente poche novità.
Eppure, il martellamento mediatico ha generato in numerosi giovani il desiderio di acquistarne uno, ad un prezzo è estremamente elevato e senza nessuna reale utilità rispetto ad un telefono cellulare “normale”. La domanda è: sono realmente io a desiderare, o c'è qualcun altro che mi spinge a desiderare?
In una società come la nostra, dominata dai meccanismi della pubblicità, questo dubbio si impone con particolare evidenza: è veramente libero chi, subendo un bombardamento quotidiano di messaggi più o meno subliminali, si trova a desiderare un prodotto di cui non avrebbe alcun reale bisogno, anche a costo del sacrificio di altre cosa, ragionevolmente assai più utili? La questione, ahimè, trova il suo significato solo inserendola nel grande piano che l'elite globale sta portando avanti per l'instaurazione del Nuovo Ordine Globale, una triste società nella quale “l'umano” sarà solo un vecchio ricordo dei tempi passati.

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