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Sunday, February 24, 2013

Tonni radioattivi in California a due anni da Fukushima

A quasi due anni dall’incidente nucleare di Fukushima, si continuano a contare i danni della fuga radioattiva dalla centrale giapponese. Secondo un recente studio condotto negli Stati Uniti, sarebbero ancora molti gli esemplari di tonno pinna blu contaminati e pescati al largo della California, a ben 6.000 miglia di distanza dal reattore

 http://www.uomoplanetario.org/wordpress/wp-content/uploads/2011/03/2Nuclear-Fallout-Map.jpg

Lo scorso anno l’Università di Stanford aveva condotto uno studio per capire i possibili danni della migrazione dei tonni dal Giappone agli Stati Uniti, rinvenendo tassi di radioattività troppo elevati in tutti i pesci analizzati a campione. A 12 mesi di distanza, il ricercatore Daniel J. Madigan ha voluto condurre un follow up, scoprendo come rimanga alto il livello di contaminazione seppur lievemente diminuito rispetto all’anno precedente.La spiegazione del perché questi tonni radioattivi finiscano in California è abbastanza semplice: si tratta di una specie animale in grado di vivere sino a 30 anni e, grazie al moto delle correnti e ai flussi migratori, è normale che dal Giappone – dove nasce – giunga verso le coste opposte. È però preoccupante rilevare come a due anni di distanza siano stati scovati ben 50 esemplari radioattivi, segno di come qualcosa dalle parti di Fukushima non stia funzionando a dovere. Gli scienziati, infatti, avevano ipotizzato una risoluzione spontanea della contaminazione entro 12 mesi dal disastro, eppure i tassi di radioattività rimangono simili all’esposizione post incidente.
Secondo il chimico Ken Buessler, studioso specializzato in ecosistemi marini e contaminazione delle acque, è probabile che la centrale nucleare di Fukushima stia ancora riversando in mare sostanze radioattive, in particolare Cesio 137. E le radiazioni potrebbero essere ben più alte di quanto in realtà ipotizzato, perché pare anomalo che i tonni presentino tassi preoccupanti in California: uno studio recente, infatti, dimostra come il nuoto e il movimento aiuti i pesci a liberarsi di ogni contaminazione, una rilevazione a 6.000 miglia di distanza non può allora che indicare un’esposizione radioattiva originaria incredibilmente elevata.
Gli scienziati studiano il tonno da anni, da molto prima del disastro nucleare giapponese. Questo perché si tratta di una specie marina alla base della catena alimentare animale e umana, la cui sopravvivenza è già messa a dura prova dalle attività di pesca deregolamentata, con la conseguente diminuzione del 96% della popolazione totale negli ultimi decenni. La radioattività di Fukushima, oltre che a minare la salute dell’uomo, è quindi un vero e proprio attacco alla biodiversità marina e rischia di far scomparire molte famiglie di pesci se non contenuta con interventi urgenti.

Fonte: HuffingtonPost




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