Statistiche

Tuesday, April 30, 2013

Giappone, due anni dopo Fukushima si vota sul nucleare

Marco Zappa \ China Files

Manifestazione contro la centrale nucleare di Hamaoka nel 2011 (Afp)
A due anni dal disastro di Fukushima, in seguito al quale le 54 centrali nucleari su territorio giapponese sono state disattivate, il problema energetico torna di stretta attualità. Martedì scorso, il governatore della prefettura di Shizuoka, Kawakatsu Heita ha deciso di indire un referendum popolare per chiamare i cittadini della prefettura a decidere sulla riattivazione di una centrale sulla costa orientale del Paese.
È descritta come una delle più a rischio del pianeta. L’impianto di Hamaoka, a poco più di 200 km a sudovest della capitale Tokyo, sorge vicino alla cittadina costiera di Omaezaki. In quest’area, dicono gli esperti, dove la placca dell’Oceano Pacifico scivola lenta al di sotto della placca continentale accumulando energia che viene rilasciata durante i frequenti terremoti, il rischio sismico è altissimo.
E le voci su un nuovo devastante terremoto, di magnitudo pari o superiore a quello che ha devastato il Nordest del paese l’11 marzo 2011, sono sempre più insistenti. Sono gli stessi scienziati giapponesi che monitorano attentamente la situazione ad avvertire: arriverà entro i prossimi 30 anni. Le percentuali che un nuovo evento tellurico si ripeta nei prossimi decenni sono altissime, oltre l’80 percento. Gli studi storici infatti parlano chiaro: in quest’area, i fenomeni sismici di forte intensità si ripetono ogni 100-150 anni; l’ultima volta nel 1854, magnitudo 8,4. Solo che all’epoca, le centrali nucleari non esistevano.
Da qualche mese, il nuovo governo giapponese ha inaugurato la sua nuova politica economica: più investimenti, più denaro in circolo e nuova energia per la ripresa industriale. “Abenomics”, così è stata ribattezzata in onore del primo ministro Abe Shinzo, non farà a meno del nucleare. Un passo indietro rispetto agli annunci del precedente governo del Partito democratico, ora all’opposizione, che aveva promesso la fine del nucleare entro il 2040, senza però garantire sicurezze sulle fonti energetiche alternative.
La popolazione locale, sconvolta dal precedente di Fukushima, già l’anno scorso aveva organizzato una raccolta di firme per proporre al governatore della prefettura un referendum sulla centrale. «La prefettura di Shizuoka è area di centrali nucleari – scrive Suzuki Nozomu, sindaco di Omaezaki e promotore dell’iniziativa – se un incidente come quello di Fukushima dovesse ripetersi qui, i problemi alla centrale avrebbero un forte impatto sulla vita di ognuno di noi, sulla natura e sarebbe devastante per l’economia e il lavoro».
In effetti, la prefettura ha una popolazione di 3 milioni e 700 mila persone, con una densità di 481 abitanti per chilometro quadrato, tre volte quella della prefettura di Fukushima. Quindi, ragionando per ipotesi, se un evento paragonabile alla tripla catastrofe di due anni fa (terremoto, tsunami e incidente nucleare) si ripetesse qui, il bilancio potrebbe essere più grave e avere conseguenze dirette sulla stessa megalopoli di Tokyo.
Sul piano ambientale e dell’economia locale, le conseguenze sarebbero estremamente serie. La prefettura di Shizuoka, nel cuore del Giappone, è infatti rinomata per le sue coltivazioni di té. Qui, all’ombra del Monte Fuji, il sacro simbolo del Paese-arcipelago, si coltiva il 40 per cento dell’intera produzione nazionale, un business (rivelano dati del 2009) da oltre 1,5 miliardi di euro.

Fonte

No comments:

Post a Comment

Note: Only a member of this blog may post a comment.