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Saturday, June 29, 2013

CRIIRAD: sottovalutata la gravità degli Incidenti nucleari in Giappone

Il CRIIRAD denuncia la sottovalutazione della gravità degli incidenti accaduti alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi e la mancanza cruciale d'informazione, tanto sulle quantità di radioattività rilasciata da venerdì quanto sui livelli di contaminazione dell'aria. Senza questi dati è impossibile pronunciarsi sui livelli di rischi radiologici.
I pochissimi dati disponibili impediscono in ogni caso di qualificare le dispersioni come "minori" (livello 4 nello scala INES) o "deboli" (dichiarazione televisiva rilasciata domenica mattina dalla Sig.ra Kosciusko-Morizet).

Una classifica prematura

Sabato 12 marzo le autorità giapponesi hanno classificato come livello 4 della scala INES l'incidente avvenuto al reattore n°1 della centrale di Fukushima Daiichi mentre l'incidente era - ed è tuttora - in continua evoluzione e mentre parecchi altri reattori sono in una situazione di emergenza radiologica. Gli operatori della centrale sono sempre esposti a livelli di irradiazione molto elevati per evitare che il mancato funzionamento dei sistemi di raffreddamento dei reattori n°1, 2 e 3 non si trasformino in una catastrofe nucleare. Sono state intraprese delle misure estreme per raffreddare a tutti i costi i reattori, in particolare l'utilizzo di acqua di mare nonostante i rischi conseguenti.

La classificazione come livello 4 è stata registrata senza correzioni dall'AIEA. Da quello che ci risulta, fino ad oggi, nessuna autorità di sicurezza nucleare l'ha contestata.

Ricordiamo che la scala detta INES, (International Nuclear and radiological Event Scale), classifica gli incidenti nucleari in funzione delle loro conseguenze nel sito ed all'esterno del sito. Per quanto riguarda le conseguenze dentro al sito, il livello 4 corrisponde ad un "danneggiamento importante" del cuore o delle barriere radiologiche; dal momento che il danneggiamento è "grave", la classifica passa ai livelli 5, 6 o 7 in funzione dell'importanza delle fuoriuscite di radioattività all'esterno dell'impianto, importanza che condiziona evidentemente il livello di rischio di esposizione della popolazione:

* Il livello 4 corrisponde ad un rilascio minore di radioattività nell'ambiente;
* Il livello 5 ad un rilascio limitato che può provocare l'applicazione parziale delle contromisure previste;
* Il livello 6 ad un rilascio importante che può esigere l'applicazione integrale delle contromisure previste;
* Il livello 7 ad un rilascio maggiore con effetto considerevole sulla salute e l'ambiente:

A sostegno della classificazione di livello 4 della scala INES (danneggiamento importante, ma non grave, del cuore dei reattori e rigetti minori di radioattività) né le autorità giapponesi, né l'agenzia Internazionale dell'energia Atomica (AIEA) hanno pubblicato cifre: né sull'ordine di grandezza degli scarichi, né sulla loro composizione isotopica, natura e proporzione dei radionuclidi presenti che determinano la radiotossicità delle emissioni radioattive, né sui livelli di contaminazione dell'aria a differenti distanze dalla struttura.

Altrettanto sorprendenti sono le dichiarazioni televisive del ministro dell'ecologia che domenica mattina ha qualificato le fuoriuscite radioattive come "deboli", anche se ha riconosciuto di non disporre di alcuna cifra. Questa qualificazione si basava sulla valutazione degli specialisti dell'IRSN, dell'ASN e di AREVA che si erano riuniti precedentemente per fare il punto sull'incidente? Sarebbe interessante sapere se la minimizzazione è riconducibile ai periti ufficiali, come nel 1986, o ai politici.

Secondo il CRIIRAD i rigetti non sono né "minori", né "deboli"

Sulla base delle rarissime misure disponibili, il CRIIRAD respinge formalmente questa classificazione.

Difatti sabato 12 marzo le misurazioni avrebbero raggiunto 1,5 mSv/h,(milllisievert /ora) nelle vicinanze della centrale, per poi diminuire dopo l'intervento di decompressione del reattore, vale a dire dopo rilascio di radioattività nell'atmosfera.
Precisiamo che un valore di 1,5 mSv /Ora è 10.000 volte superiore al livello normale e che il limite massimo ammissibile per la popolazione è di 1 mSv /Anno, (di 20 mSv/anno per i lavoratori). Questi livelli di irradiazione indicano che i rigetti non sono affatto "deboli" o "minori". Di contro, dati di 100 µSv/Ora sarebbero stati rilevato domenica dai giornalisti a 2 km dell'impianto. Se questi dati sono confermati, si traducono nella persistenza dell'entità delle emissioni nell'ambiente .

Una terribile mancanza di trasparenza

Se le autorità affermano che le emissioni sono minori o deboli, devono giustificarle sulla base di elementi cifrati, obiettivi e verificabili.

Il CRIIRAD chiede che siano pubblicate le valutazioni sulla quantità totale di radioattività rilasciata da ciascuno dei reattori incidentati così come la composizione isotopica delle emissioni.
Il CRIIRAD chiede anche la pubblicazione dei livelli di contaminazione dell'aria: una mappatura delle concentrazioni di attività (Bq/m 3) per i radionuclidi chiavi in relazione alla distanza ed al tempo. Importanti per determinare l'intensità e gli spostamenti delle masse di arie contaminate. Le informazioni disponibili suggeriscono difatti che le emissioni radioattive della centrale di Fukishima Daiichi abbiano raggiunto ieri la centrale di Onagawa situata a 110-120 km al nord.

Evoluzioni meteorologiche preoccupanti

E' importante sottolineare che molti servizi meteorologici hanno annunciato domenica che le condizioni meteorologiche - che fino a venerdì e sabato erano piuttosto favorevoli (venti occidentali e di sud-ovest) - si sarebbero invertite, con venti che dovrebbero soffiare oramai verso l'interno del territorio.
Sono state inoltre annunciate piogge che, in caso di contaminazione dell'aria, porteranno ad intensificare i depositi radioattivi nel suolo.
In un comunicato del 13 marzo l'AIEA annunciava al contrario che i venti soffiavano in direzione nord-est, allontanando i rilasci radioattivi dalle coste giapponesi. "In partnership with the World Meteorological Organization, the IAEA is providing its member states with weather forecasts for the affected areas in Japan. The latest predictions have indicated winds moving to the Northeast, away from Japanese coast over the next three days.” L'AIEA non ha modificato queste informazioni nei suoi comunicati successivi. Si tratta di una versione modificata dell'anticiclone che aveva lo scopo di proteggere la Francia nel 1986?

Queste inesattezze dovrebbero essere assolutamente revocate.
Per garantire la massima protezione della popolazione, o meglio per ridurre al minimo la sua esposizione, è essenziale disporre di informazioni affidabili in tempo reale sulle attività delle emissioni, sulla velocità e direzione dei venti, sull'evoluzione dell'attività dell'aria e dei depositi sul suolo.

Se le informazioni sulla quantificazione delle attività, delle concentrazioni e delle dosi non sono pubblicate durante la fase di crisi, si teme che dopo sarà molto difficile stabilire la realtà dei livelli di esposizione.


 Diffusione italiana: RNA - Rete Nazionale Antinucleare. Traduzione e redazione: Fabienne Melmi - Angela Di Rito, Massimo Greco.


Fonte

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