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Thursday, January 4, 2018

Camminando su Marte (a 360 gradi), a Torino

Vestiti di bianco, siamo entrati nelle «camere pulite» di Thales Alenia Space dove si costruiscono veicoli spaziali e dove sta nascendo il rover europeo che sbarcherà sul Pianeta Rosso nel 2020 


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Varcare la soglia delle camere bianche di Thales Alenia Space a Torino e guardarsi intorno significa compiere un balzo nello spazio, vicino e lontano, arrivando fino al sogno marziano. Indossiamo un camice bianco e ci avviciniamo nell’atmosfera ovattata di una grande sala con atmosfera controllata.
Il volo del Cygnus
Qui nascono le navicelle automatiche Cygnus che portano i rifornimenti alla stazione spaziale internazionale Iss. Partono a bordo di un razzo Antares e volano con 3500 chilogrammi di strumenti, vivande, vestiti e tutto ciò di cui gli astronauti hanno bisogno per la vita e il lavoro sulla casa cosmica. Cygnus è il frutto di una specializzazione tecnologica maturata qui a Torino partendo da lontano, ancora dagli anni Settanta, costruendo il laboratorio Spacelab che lo shuttle portava in orbita nella stiva. Ma qui sono nati poi tanti moduli della stazione spaziale internazionale realizzati attraverso le agenzie spaziali Asi italiana e Esa europea per la Nasa. Risultato: oggi il 40 per cento degli abitacoli della ISS è stato realizzato qui a Torino.
I moduli Leonardo, Raffaello e Donatello
In parallelo sempre attraverso l’Asi nascevano anche i tre moduli Leonardo, Raffaello e Donatello. In un grande hangar, entriamo in una copia perfettamente uguale del modulo Leonardo che serve agli ingegneri per analizzare eventuali problemi o necessità manifestate dagli astronauti in orbita. Ci muoviamo nel vano cilindrico con le pareti cariche di strumenti ed è come respirare l’aria della stazione spaziale. Ma con la stazione siamo davvero collegati entrando in una sala controllo dai molti schermi sui quali compaiono le immagini degli astronauti impegnati nei loro lavori da scienziati orbitali. «Da qui seguiamo in diretta le attività sulla Iss – spiega Armando Ciampolini, direttore Esplorazione, scienza e operazioni -. E vediamo anche all’interno del modulo Leonardo, il quale dopo essere servito per i rifornimenti è ora agganciato saldamente alla stazione allargando il volume a disposizione. Sulla grande base spaziale si è formato un angolo tutto italiano perché assieme a Leonardo è connesso anche il modulo di collegamento ‘nodo-3’, fabbricato sempre a Torino, dotato anche della cupola dalla quale gli astronauti possono osservare la Terra e gestire gli agganci delle navicelle automatiche in arrivo alla stazione. Il modulo Donatello, invece, che non ha mai stato lanciato e adesso è utilizzato dalla Nasa per studiare i futuri abitacoli che saranno necessari per volare verso la Luna e Marte». Ciampolini è «figlio d’arte» perché il padre, quando l’azienda era Fiat Spazio, costruiva negli anni Sessanta alcune parti del primo razzo europeo battezzato «Europa». 


Arriviamo sul suolo marziano
Usciti dalla sala immersa nel silenzio animata solo dai movimenti lenti degli astronauti simili a pesci in un acquario, ci proiettiamo rapidi in un futuro prossimo che qui è già realtà: andiamo a camminare addirittura su Marte. Qui, infatti, si studia come il rover europeo dell’Esa Exomars potrà lavorare sul Pianeta Rosso dopo essere stato lanciato nel 2020. L’Asi è l’agenzia spaziale che maggiormente sostiene il programma di esplorazione marziana europeo garantendo il 40 per cento delle risorse necessarie. «Abbiamo riprodotto un angolo di territorio marziano – spiega Roberto Trucco, program manager del Rover Operation Control Center – E siamo stati fortunati perché analizzando la pozzolana, il tufo vulcanico già esistente in natura, ci siamo resi conto che ha le stesse caratteristiche del suolo rossastro del vicino pianeta e tutto è diventato più semplice. Così abbiamo la possibilità di muovere il prototipo del rover simulando le operazioni che dovrà compiere su Marte». Ma accanto al rover ci sono anche due altri strani mezzi: uno a botte serve per studiare il veicolo di cui avranno bisogno gli astronauti nelle future esplorazioni sulla Luna o su Marte e un altro simile ad un ragno metallico utile per preparare gli sbarchi. Poco lontano, in una sala affollata di tecnici e computer sta nascendo, invece, il laboratorio automatico con il quale il rover analizzerà i campioni di suolo marziano cercando tracce di vita. Intanto in un’altra sala adiacente, per il momento vuota, si sta organizzando la febbrile attività che l’animerà una volta che il rover Exomars sarà giunto a destinazione. Da questa sala, infatti, si controllerà la vita e il lavoro del rover su Marte, ogni sua minima azione, e Torino diventerà in certo senso una “capitale marziana”.
L’eccellenza italiana nello spazio
«Ci stiamo preparando per il grande momento», dice Walter Cugno vicepresidente di Thales Alenia Space per l’esplorazione e la scienza. Cugno ha guidato la realizzazione delle varie parti di Exomars e ora governa tutta la sede torinese della società. «I nostri impegni vanno dai progetti scientifici più d’avanguardia alla fornitura dei moduli automatici Cygnus. Ne abbiamo fabbricati già undici e ora ne produrremo altri sei; insieme rappresentano uno spicchio della space economy diventata una realtà anche in Italia. Noi forniamo i moduli alla società americana Orbital Atk che aggiunge il sistema di propulsione e controllo e che a sua volta è fornitrice del servizio di trasporto dei rifornimenti per la Nasa. Ora – prosegue Cugno – abbiamo siglato tre contratti nell’ambito delle attività NextSTEP-2 (Next Space Technologies for Exploration Partnerships) con le società americane Boeing, Lockheed Martin e Orbital–ATK, per sviluppare i futuri veicoli spaziali necessari all’esplorazione umana dello spazio che la NASA sta studiando con un’ottica di commercializzazione industriale unendo pubblico e privato». A Torino, dunque, si parteciperà anche alla progettazione dei futuri moduli abitati per viaggiare nello spazio profondo : sono i piani noti come Deep Space Gateway e Deep Space Transport. «Ma abbiamo avuto richieste pure dai cinesi che ora stiamo valutando», conclude orgoglioso Walter Cugno. 

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